POSIZIONE FINANZIARIA NETTA: ESEMPIO DI CALCOLO
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La posizione finanziaria netta (PFN) è una grandezza che misura l’indebitamento finanziario netto dell’impresa. Si ottiene dallo stato patrimoniale funzionale, che distingue le voci contabili finanziarie da quelle inerenti alla gestione operativa.
La PFN può assumere più configurazioni. La formula di calcolo più immediata, che prescinde da particolari problemi riguardanti soprattutto le attività finanziarie (per decidere se includere o meno certe attività), è la seguente:
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Come si calcola
Il seguente esempio consente di approfondire le logiche di calcolo della PFN:
Dai valori indicati nello Stato Patrimoniale si osserva che la PFN è pari a:
250 + 750 – 40 – 60 = 900 (+)
e rappresenta un indebitamento finanziario netto.
Tale valore di PFN può essere distinto utilmente in due parti:
- PFN a breve termine (o corrente) = 750 – 60 = 690
- PFN a m-l termine (o non corrente) = 250 – 40 = 210
Le voci dello Stato patrimoniale di cui sopra hanno il seguente contenuto:
- investimenti operativi a m-l termine: immobilizzazioni materiali e immateriali (al netto dei fondi rettificativi);
- investimenti operativi a breve termine: scorte di magazzino, crediti vs clienti e altri crediti a breve termine non finanziari;
- passività operative a m-l termine: fondi rischi e oneri, per la parte a m-l termine e di natura operativa;
- passività operative a breve termine: debiti verso fornitori e altri debiti a breve termine non finanziari;
- capitale proprio: capitale sociale, riserve e utili non distribuiti;
- passività finanziarie a m-l termine: mutui e altri debiti a m-l termine verso banche e altri soggetti;
- passività finanziarie a breve termine: debiti a breve termine verso banche e altri soggetti;
- attività finanziarie a m-l termine: crediti finanziari a m-l termine verso imprese controllate e collegate e verso altri soggetti, titoli a m-l termine;
- attività finanziarie a breve termine: disponibilità liquide, titoli a breve termine, crediti finanziari a breve termine verso imprese controllate e collegate e verso altri soggetti.
Come si interpreta
Quando la PFN ha segno algebrico (+) vuol dire che l’azienda è debitrice finanziaria netta.
Questa constatazione va interpretata in modo corretto: significa che l’impresa deve restituire più mezzi finanziari di quelli che ha già a disposizione come disponibilità liquide o come crediti finanziari da incassare.
Ciò non significa che l’impresa è in crisi finanziaria o sta per entrarvi. Infatti, l’impresa finanzia la sua gestione ricorrendo a varie fonti, tra cui è fisiologico l’indebitamento verso banche e altri intermediari finanziari.
È quando quest’ultimo assume valori “troppo” elevati in rapporto al suo volume d’affari, agli apporti di capitale proprio e ad altri parametri che la PFN desta preoccupazione.
In caso di PFN con segno algebrico (-), cioè di attività finanziarie maggiori delle passività finanziarie, ciò è positivo e rassicura i finanziatori esterni in merito alla sostenibilità dei debiti da parte dell’azienda; d’altro canto, può però riflettere un eccesso di detenzione in forma liquida di mezzi che potrebbero essere investiti in modo più conveniente, a cominciare dalla gestione operativa.
Come sempre, nelle analisi di bilancio, bisogna usare molta cautela prima di arrivare alle conclusioni sul reale stato di salute dell’impresa.
Il rapporto con altre grandezze di bilancio
Giudicare equilibrata o meno una situazione finanziaria in base al valore assoluto dell’indebitamento non è corretto.
La PFN va valutata in funzione del capitale investito, oppure delle vendite o di altri parametri. Una PFN di 10 milioni di € può essere preoccupante per una piccola impresa e irrilevante per una grande.
Non esistendo valori standard significativi (come del resto per il reddito netto, l’EBIT, il capitale proprio, ecc.ecc.), è utile verificare l’andamento della PFN nel tempo: un rilevante aumento (a parità di altre condizioni, come capitale investito, volume d’affari, ecc.) è logico che desti preoccupazione.
Nel mondo reale queste cose servono?
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Luigi Brusa
Autore di numerosi testi sui sistemi di controllo e professore emerito presso Università degli Studi di Torino.