GLOSSARIO
Indice dei contenuti:
- 1 Contabilità analitica e generale
- 1.1 Activity Based Costing (ABC)
- 1.2 Budget di commessa
- 1.3 Centri di profitto
- 1.4 Ciclo attivo
- 1.5 Ciclo di produzione
- 1.6 Ciclo passivo
- 1.7 Contabilità dei costi
- 1.8 Conti patrimoniali
- 1.9 Costi amministrativi
- 1.10 Costi commerciali
- 1.11 Costi comuni
- 1.12 Costi controllabili
- 1.13 Costi della gestione operativa
- 1.14 Costi diretti
- 1.15 Costi discrezionali
- 1.16 Costi effettivi
- 1.17 Costi extra-operativi
- 1.18 Costi generali
- 1.19 Costi indiretti
- 1.20 Costi ipotetici
- 1.21 Costi non controllabili
- 1.22 Costi parametrici
- 1.23 Costi speciali
- 1.24 Costi vincolati
- 1.25 Costo di trasformazione
- 1.26 Costo industriale
- 1.27 Costo non industriale
- 1.28 Costo operativo
- 1.29 Costo orario lordo
- 1.30 Costo unitario
- 1.31 Crediti commerciali
- 1.32 Crediti di funzionamento
- 1.33 Debiti commerciali
- 1.34 Driver
- 1.35 Fondi rettificativi
- 1.36 Gestione atipica
- 1.37 Immobilizzazioni tecniche
- 1.38 Produzioni di serie
- 1.39 Produzioni su commessa
- 1.40 Ricavi monetari
- 1.41 Ricavi non monetari
- 1.42 Rilevazioni extra-contabili
- 1.43 Riserva legale
- 1.44 Sovvenzioni incrociate
- 1.45 Stato di avanzamento lavori
- 1.46 Tempi di attrezzaggio (set-up)
- 1.47 Volume di produzione
- 2 Finanza e controllo
- 3 Organizzazione e strategia aziendale
Contabilità analitica e generale
Activity Based Costing (ABC)
È un metodo di determinazione del costo di prodotto che permette un’imputazione dei costi indiretti più attendibile rispetto ai metodi tradizionali.
L’imputazione avviene addebitando i costi prima alle attività che compongono i processi di gestione (es. emissione ordini, attrezzaggio macchine, ecc.) e di qui ai prodotti che hanno richiesto tali attività, in base a opportuni driver (es. n. lotti di produzione). È un’evoluzione della contabilità per centri di costo.
Budget di commessa
Nelle aziende che producono su commessa del cliente (es. attrezzature speciali, costruzioni stradali, ecc.) è inteso come il preventivo dei costi da sostenere per la realizzazione di uno specifico progetto.
Si tratta di un preventivo esecutivo, cioè a stipulazione del contratto avvenuta, i cui costi sia diretti che indiretti, rappresentano dei livelli-obiettivo da rispettare. Quando nel preventivo in oggetto si confrontino con i costi i ricavi di commessa, si è in presenza di un vero e proprio conto economico (di commessa).
Centri di profitto
Sono uno strumento del controllo di gestione, consistente nel riclassificare la struttura organizzativa aziendale per guidare e responsabilizzare i titolari delle varie posizioni verso obiettivi economici definiti. In questo modo si costruisce un piano dei centri di responsabilità economica (centri di costo, centri di ricavo e centri di profitto).
I centri di profitto sono quelli che hanno le responsabilità più ampie, tanto da vedere misurate le loro performances in termini di risultato economico (ricavi – costi). Tale risultato economico è particolare, cioè riferito ad un particolare business, ad una linea di prodotti, a una tipologia di clienti, ecc. Ad esempio, il responsabile di una divisione di business è un tipico centro di profitto.
Ciclo attivo
Riflette la “gestione per processi”, trasversale rispetto alle singole funzioni (in questo caso la funzione commerciale, amministrativa e altre). Si chiama così perché si riferisce al processo che, nelle sue varie fasi, parte dall’ordine del cliente e arriva alla consegna del prodotto e alla emissione della fattura “attiva” e al suo incasso.
Ciclo di produzione
È uno degli archivi tecnici di cui si avvale il controllo di gestione per determinare quella parte del costo di prodotto che si riferisce al lavoro diretto e alle altre risorse necessarie per la trasformazione delle materie prime in prodotti finiti.
Il cosiddetto “foglio di ciclo” include le varie fasi in cui si articola un processo produttivo e, per ciascuna di esse, quantifica le risorse occorrenti (ore di lavoro diretto, ecc.). È uno strumento importante per determinare, insieme alla distinta base delle materie prime, il costo standard di prodotto.
Ciclo passivo
Riflette la “gestione per processi”, trasversale rispetto alle singole funzioni (in questo caso la funzione acquisti, amministrativa e altre). Si chiama così perché si riferisce al processo che, nelle sue varie fasi, parte dall’ordine al fornitore e arriva al ricevimento del bene o servizio e della fattura “passiva” e al suo pagamento.
Contabilità dei costi
È un sistema di rilevazioni contabili (cioè espresse in unità monetarie) finalizzato alla determinazione dei costi dei prodotti in cui si articola la gamma aziendale. Quando è rivolto all’attribuzione ai prodotti sia dei costi che dei ricavi, si chiama più precisamente contabilità analitica.
Tuttavia ormai nel linguaggio aziendale le due espressioni si equivalgono. Tale contabilità si distingue dalla contabilità generale perché quest’ultima rileva ricavi e costi riferiti all’azienda nel suo insieme.
Conti patrimoniali
Sono tutti quei conti che a fine esercizio sono valorizzati nello stato patrimoniale. A differenza dei conti economici che si azzerano all’inizio di ogni esercizio, i conti patrimoniali sono riportati all’esercizio successivo poiché continuano ad essere presenti in azienda. La loro rappresentazione offre una fotografia dell’impresa di un determinato momento.
Costi amministrativi
Sono i costi tipici della funzione amministrativa o AFC (amministrazione, finanza e controllo): stipendi amministrativi, consulenze amministrative, spese legali, ecc.
Costi commerciali
Sono i costi tipici della funzione commerciale: stipendi e provvigioni venditori, distribuzione e trasporti, promozione e pubblicità, ecc.
Costi comuni
Sono i costi sostenuti per attività più o meno generali e non per i singoli prodotti o altri oggetti particolari (es. costi amministrativi). Essi sono imputabili ai prodotti mediante una ripartizione, sempre soggettiva (caso tipico, ma spesso inappropriato, in base alle ore di lavoro diretto).
Costi controllabili
Con riferimento ai singoli centri di responsabilità (es. un reparto, una filiale di vendita, un ufficio) sono i costi sui quali il responsabile dell’unità organizzativa può esercitare un controllo, influenzandone l’importo in modo significativo. Ad es. un capo reparto può di solito influenzare significativamente i costi dei materiali consumati.
Costi della gestione operativa
Sono i costi della gestione caratteristica, cioè sostenuti per gestire il business aziendale. Riguardano la produzione, gli acquisti, le vendite, la ricerca, l’amministrazione, i servizi generali.
Costi diretti
Sono quei costi speciali che si ritiene conveniente, cioè non troppo laborioso, addebitare oggettivamente ad un prodotto. Di fatto, nel linguaggio aziendale, si parla più di costi diretti che di costi speciali.
Costi discrezionali
Sono i costi di cui, in sede di piano e di budget economico, vengono formulate previsioni e stanziamenti in base a scelte più o meno soggettive (“discrezionali”), mancando veri e propri parametri tecnico-economici (es. pubblicità, formazione del personale, ecc.).
Costi effettivi
Sono costi effettivamente sostenuti e, in quanto tali, già rilevati dalla contabilità. Ogni voce di costo può essere effettiva o ipotetica.
Costi extra-operativi
Sono i costi sostenuti per gestire le risorse finanziarie (interessi passivi), per attività atipiche (es. gestione di immobili estranei al business), per eventi straordinari (es. da ristrutturazione aziendale) e per la gestione tributaria (imposte dirette).
Costi generali
Sono i costi più generali dell’azienda, non riferibili specificamente ad una funzione aziendale: stipendi staff della direzione, spese illuminazione, riscaldamento, pulizia, sorveglianza, ecc. A volte nei costi generali vengono inclusi i costi amministrativi (o di altre funzioni), o una parte di essi.
Costi indiretti
Sono sia i costi comuni che i costi speciali che non è conveniente addebitare oggettivamente ad un prodotto (es. i costi di energia elettrica per forza motrice) e che quindi vengono imputati per ripartizione. Di fatto, nel linguaggio aziendale, si parla più di costi indiretti che di costi comuni.
Costi ipotetici
Sono i costi che si sosterrebbero in presenza di determinate ipotesi di gestione. I tipici (ma non unici) costi ipotetici sono i costi standard. Ogni voce di costo può essere ipotetica o effettiva.
Costi non controllabili
Con riferimento ai singoli centri di responsabilità (es. un reparto, una filiale di vendita, un ufficio) sono i costi sui quali il responsabile dell’unità organizzativa non può esercitare un controllo, influenzandone l’importo in modo significativo. Ad es. un capo ufficio non può decidere l’entità del proprio stipendio.
Costi parametrici
Sono i costi di cui, in sede di budgeting sono noti a priori i parametri tecnici (es. ore di mano d’opera diretta) per ogni unità di prodotto (o altro oggetto) e i parametri economici (es. costo orario della Mano d’opera diretta). Di solito coincidono con i costi standard in senso stretto.
Costi speciali
Con riferimento ai singoli prodotti (o altri oggetti particolari), sono i costi attribuibili a ciascuno di essi in base ad una misurazione oggettiva della quantità di risorse impiegate o da impiegare (es. materie prime e mano d’opera diretta), oppure perché vengono sostenuti solo per quel prodotto (es. pubblicità di prodotto).
Costi vincolati
Sono i costi il cui importo, in sede di budget economico, è “vincolato” da scelte fatte in passato, di rilievo strategico (es. quote di ammortamento di costi pluriennali, costi della struttura amministrativa, ecc.). Si chiamano anche costi “di struttura” ocosti “assegnati”.
Costo di trasformazione
Nella terminologia delle configurazioni di costo (la configurazione cambia a seconda delle voci di costo considerate), è la somma di tutti costi di natura “industriale” sostenuti per la trasformazione fisica delle materie prime. Sommato a queste ultime dà il costo industriale, tipico delle imprese industriali.
Costo industriale
Nella terminologia delle configurazioni di costo (la configurazione cambia a seconda delle voci di costo considerate), è la somma di tutti costi di natura “industriale”, cioè le materie prime e i costi sostenuti per la loro trasformazione fisica. È tipico delle imprese industriali o manufacturing. Confrontato con i ricavi di vendita dà origine al margine lordo industriale o gross margin.
Costo non industriale
Nella terminologia delle configurazioni di costo (la configurazione cambia a seconda delle voci di costo considerate), è la somma di tutti costi di natura non “industriale”, cioè i costi commerciali, amministrativi, generali di varia natura.
Costo operativo
Nella terminologia delle configurazioni di costo (la configurazione cambia a seconda delle voci di costo considerate), è la somma di tutti costi della gestione operativa, inclusi gli ammortamenti e altri accantonamenti. Confrontato con i ricavi di vendita dà origine al reddito operativo netto o EBIT.
Costo orario lordo
È il costo di un’ora di lavoro diretto inclusivo non solo della risorsa lavoro, ma anche di una quota di costi indiretti (di solito di natura industriale, cioè di trasformazione). Quindi se un’ora di lavoro diretto comporta costi pari a 30 € per la voce lavoro, il costo orario lordo è ad esempio di 40 €, perché include anche una quota di costi per ammortamenti, lavoro indiretto, utenze, ecc. stimata pari a 10 €. Serve per avere un’idea grossolana di quanto “si porta dietro” un’ora di lavoro e per imputare, sempre in modo approssimativo, una parte dei costi indiretti ai vari prodotti.
Costo unitario
Nella sua forma più elementare il costo unitario corrisponde al costo medio, ovvero costo totale produzione/quantità prodotta. Corrisponde al costo medio di ogni singola unità prodotta. All’aumentare della quantità prodotta solitamente il costo totale aumenta più lentamente, facendo abbassare il costo unitario, e il contrario in caso di diminuzione della produzione. Ciò si verifica in forza della presenza di costi fissi ineludibili.
Crediti commerciali
Sono i crediti dell’azienda nei confronti dei propri clienti, a seguito dell’emissione di fattura per la vendita di prodotti. Da un punto di vista contabile, il loro ammontare compare nell’attivo di stato patrimoniale e include sia l’importo del ricavo vero e proprio che l’IVA.
Crediti di funzionamento
Con questa definizione si intendono quei crediti che sorgono nell’ambito della ordinaria attività di impresa. La definizione è sinonimo di crediti commerciali.
Debiti commerciali
Sono i debiti dell’azienda nei confronti dei propri fornitori, a seguito del ricevimento di fattura per l’acquisto di beni o servizi. Da un punto di vista contabile, il loro ammontare compare nel passivo di stato patrimoniale e include sia l’importo del costo vero e proprio che l’IVA.
Driver
In contabilità analitica sono i determinanti (causa) di specifiche voci di costo o di ricavo, a cui occorre risalire per capire da che cosa i costi e i ricavi dipendono. Ad esempio, il driver di costi indiretti come quelli per l’attività di attrezzaggio delle macchine è il numero di lotti di produzione di un dato periodo (non le ore di lavoro diretto!). Così, sempre nel caso dei costi indiretti, questi possono essere gestiti (cioè ridotti), da un lato, e imputati più correttamente ai prodotti, dall’altro.
Fondi rettificativi
Sono delle voci dello stato patrimoniale del bilancio, di segno opposto rispetto a voci dell’attivo come le immobilizzazioni tecniche, i crediti verso clienti, le partecipazioni, ecc., con le quali i rispettivi valori vengono rettificati (in meno) per tener conto del processo di ammortamento, oppure del rischio di insolvenza dei clienti, dei rischi di cambio, della svalutazione dei titoli, e così via.
Gestione atipica
La gestione aziendale può essere distinta in vari modi, uno dei quali consiste nel tenere separata la gestione tipica o caratteristica da quella atipica.
Mentre la gestione tipica riguarda il vero e proprio business d’impresa e quindi la vendita, la produzione, la progettazione, ecc. dei prodotti aziendali, la gestione atipica ha per oggetto attività non rientranti in tale business, come ad es. la gestione di immobili di proprietà, ma dati in affitto a terzi.
I ricavi e i costi della gestione atipica contribuiscono a formare il conto economico aziendale, ma proprio perché “atipici”, sono considerati a parte.
Immobilizzazioni tecniche
Riguardano quelle voci dell’attivo dello stato patrimoniale di bilancio che si riferiscono a risorse materiali come fabbricati, terreni, impianti, macchinari, attrezzature, automezzi, ecc.
Hanno la duplice caratteristica di essere impiegate nei processi gestionali per periodi pluriennali (e in quanto tali danno origine a costi pluriennali, da ammortizzare nel conto economico con quote annuali) e di essere risorse fisiche, da tener distinte da altre immobilizzazioni, come marchi, brevetti, ecc. di natura immateriale.
Produzioni di serie
È uno dei sistemi di produzione, tipico delle imprese industriali, consistente nella produzione ripetitiva di un determinato prodotto, in una quantità “discreta”, cioè enumerabile, di unità, (es. produzione di frigoriferi, televisori, automezzi, ecc.). Si tratta di una produzione “per il magazzino”.
Produzioni su commessa
È uno dei sistemi di produzione, tipico delle imprese industriali, consistente nella realizzazione di opere di varia natura (macchinari speciali, costruzioni, strade, ecc.) su commessa specifica o “ordinazione” del cliente. A differenza delle produzione di serie, viene meno (in una certa misura) il carattere della ripetitività delle produzioni.
Ricavi monetari
Sono i ricavi del conto economico a cui corrisponde un movimento finanziario. Quest’ultimo non necessariamente corrisponde ad un incasso immediato, ma potrebbe semplicemente essere il sorgere di un credito, che successivamente verrà incassato.
Il caso tipico è quello dei ricavi di vendita: si ha un ricavo monetario già all’emissione della fattura, anche se questa verrà incassata fra tre mesi. Dal punto di vista economico non c’è differenza tra ricavi monetari e non monetari, mentre la differenza è assai significativa dal punto di vista dei flussi finanziari.
Ricavi non monetari
Sono i ricavi del conto economico a cui non corrisponde un movimento finanziario, né immediato né futuro. Ne sono esempio le plusvalenze su titoli non derivanti dalla vendita ma da una valutazione effettuata in sede di bilancio d’esercizio. Si tratta dunque di grandezze che non hanno un corrispettivo finanziario e a cui quindi non corrispondono dei flussi finanziari.
Rilevazioni extra-contabili
Sono le rilevazioni quantitative aziendali espresse in unità di misura non monetarie, cioè espresse in numero di pezzi, kg, litri, metri, ecc. Nel linguaggio aziendale si chiamano anche rilevazioni “statistiche” e servono per integrare le rilevazioni contabili, fondamentali per la gestione aziendale, ma insufficienti.
Riserva legale
La riserva legale è una voce compresa nel patrimonio netto del bilancio d’esercizio, in cui devono essere accantonate quote degli utili, secondo quanto previsto dalla legge.
In particolare, l’articolo 2430 del codice civile dice che: “Dagli utili netti annuali deve essere dedotta una somma corrispondente almeno alla ventesima parte di essi per costituire una riserva, fino a che questa non abbia raggiunto il quinto del capitale sociale. La riserva deve essere reintegrata a norma del comma precedente se viene diminuita per qualsiasi ragione.”
In altre parole, nella riserva legale si deve accantonare almeno il 5% dell’utile di esercizio ogni anno, sino a quando il suo valore complessivo diventa equivalente al 20% del capitale sociale. Ad esempio, se il capitale sociale è di € 20.000, sarà necessario accantonare una quota di utili ogni anno, fino a quando la riserva legale raggiunge il valore di € 4.000.
Sovvenzioni incrociate
È una distorsione tipica di metodi di contabilità analitica rudimentali (e tuttavia piuttosto diffusi), consistente nell’imputare a certi prodotti pochi costi indiretti perché comportano il sostenimento di pochi costi di lavoro diretto (o altro pseudo-driver simili), addebitandone molti ad altri prodotti con elevato contenuto di lavoro diretto.
La conseguenza, a volte, è che si tengono nella gamma solo pochi prodotti apparentemente non redditizi, ma in realtà convenienti, che ne sovvenzionano altri, più numerosi, che risulterebbero in perdita se i loro costi fossero calcolati correttamente. Con l’Activity Based Costing tale rischio si riduce.
Stato di avanzamento lavori
Nelle produzioni su commessa è la misura dei lavori realizzati ad una certa data, rispetto a quanto previsto dal progetto. Si abbrevia con SAL ed è di solito espresso con una % (ad esempio la costruzione di un’autostrada ha raggiunto un SAL del 20% in base ai km già realizzati rispetto a quelli totali).
Tempi di attrezzaggio (set-up)
Nell’ambito della contabilità analitica e del controllo di gestione è un driver per comprendere i fattori all’origine dei costi indiretti e così gestirli meglio e imputarli correttamente ai prodotti. Più lunghi sono i tempi di attrezzaggio, maggiore è l’entità dei costi di lavoro indiretto e altri costi indiretti da sostenere.
Tale grandezza, riferita al singolo set-up, viene spesso associata al numero di attrezzaggi di un dato periodo, così da avere i tempi totali che specifici prodotti comportano. Ad es. un prodotto determina n. 5 attrezzaggi in un anno, ciascuno dei quali richiede mediamente 20 ore. Totale 100 ore di attrezzaggio in un anno.
Volume di produzione
“Volume” sta per quantità fisica della produzione di un determinato prodotto (bene o servizio) in un dato lasso di tempo. Può essere espresso con le unità di misura più disparate (n.di pezzi, metri, litri, kg, ecc.) e, nelle imprese industriali, va distinto dal volume di vendita, perché di solito quanto viene prodotto non viene venduto nella stessa misura. È una delle grandezze più importanti del controllo di gestione, sia in sede di budgeting dei costi, che in fase di loro consuntivazione.
Finanza e controllo
Capitale di funzionamento
Il capitale di funzionamento è sinonimo di “capitale di esercizio” e il suo valore coincide con il capitale netto valorizzato nello stato patrimoniale. Questa definizione è utilizzata nelle valutazioni per segnare una distinzione rispetto al capitale economico.
Capitale economico
Il capitale economico è una grandezza utilizzata nelle valutazioni aziendali di tipo misto o reddituale puro. Esprime il valore aziendale sulla base della sua capacità di produrre reddito (utili d’esercizio). Di norma si ottiene applicando un parametro moltiplicativo al risultato d’esercizio riferito ad un certo numero di annualità che varia in base al criterio discrezionale adottato.
Credit scoring
Il credit scoring, traducibile come “punteggio di credito”, è una valutazione basata sulla situazione finanziaria di una persona fisica o giuridica, in base alla sua affidabilità creditizia. Questo punteggio è importante perché fa riferimento alla solvibilità di un soggetto, ovvero alla sua capacità di rimborsare un finanziamento.
Equilibrio finanziario
L’equilibrio finanziario è determinato dai flussi finanziari prospettici. In particolare si ha un equilibrio finanziario quando la somma algebrica dei flussi finanziari previsionali è positiva. Al contrario, si è in presenza di un disequilibrio finanziario se tale somma è negativa.
La valutazione complessiva di equilibrio finanziario deve tenere conto anche della liquidità iniziale (liquidità iniziale + somma flussi finanziari = liquidità finale).
Flussi monetari
I flussi monetari appartengono alla cerchia più ampia dei flussi finanziari. Si parla di flussi monetari in riferimento a veri e propri flussi di liquidità.
Si differenziano dai flussi finanziari che, invece, includono oltre alle variazioni delle disponibilità liquide (flussi monetari) anche le variazioni di grandezze patrimoniali come crediti, debiti o rimanenze di magazzino.
Gestione extra-operativa
Nell’ambito dell’analisi di bilancio, la gestione extra-operativa è l’insieme delle voci contabili che appartengono alla gestione finanziaria (proventi e oneri finanziari), alla gestione fiscale (imposte e tasse) e infine alla gestione straordinaria (proventi e oneri straordinari).
Gestione operativa
Nell’ambito dell’analisi di bilancio, la gestione operativa è l’insieme delle voci contabili riferibili all’attività che caratterizza l’impresa (acquisto dei fattori produttivi e vendita dei prodotti finiti dopo la loro combinazione e trasformazione).
Si distingue dalla gestione extra operativa che riguarda invece l’area finanziaria (oneri e proventi finanziari), fiscale e straordinaria.
Merito creditizio
Il merito creditizio del cliente-azienda nei confronti della banca finanziatrice riguarda la sua capacità di rimborso futuro del prestito. Secondo l’EBA (European Banking Authority), la valutazione della solvibilità del cliente dipende dalla capacità di produrre adeguati redditi e flussi di cassa futuri, e non dalle eventuali garanzie reali disponibili.
Ciò comporta un’analisi completa della posizione finanziaria attuale e futura del cliente e un’analisi della strategia e del modello di business sottostanti. Questo approccio è comunemente denominato “forward-looking” e si contrappone ad un modello “backward-looking”, ancora diffuso nel mondo bancario, aziendale e professionale.
Piano finanziario
Mette in luce gli investimenti da fare e come coprirli con mezzi di finanziamento quantitativamente e qualitativamente adatti.
Reporting
È l’insieme dei rendiconti di controllo o reporting direzionale che l’azienda produce per informare la direzione e altri ruoli organizzativi sull’andamento generale della gestione o su aspetti particolari di questa (prodotti, centri di responsabilità, clienti, ecc.). I report possono essere contabili o extra-contabili (o le due cose insieme). Quando l’azienda fa il budget, i report mettono a confronto i risultati attesi con quelli effettivi ed evidenziano i relativi scostamenti.
Risultati economico-finanziari
I risultati di gestione di un’impresa riflettono in primo luogo le attese dei suoi proprietari, attese che riguardano gli equilibri economici e finanziari della gestione. Tali risultati, a livello di preventivo (piano e budget) e di consuntivo (bilancio d’esercizio) vengono misurati con le logiche e le tecniche della contabilità e si possono distinguere così:
- risultati economici: confrontando ricavi e costi si determina il reddito (o profitto o margine) di un dato periodo. Compaiono nel conto economico;
- risultati finanziari: confrontando entrate e uscite si determinano i flussi di liquidità (o cash flow) dello stesso periodo. Sono evidenziati nel prospetto dei flussi finanziari.
Sotto il profilo finanziario, oltre ai flussi di liquidità, si determinano sempre i valori delle attività e delle passività al termine di ciascun periodo, con la differenza rappresentata dal capitale netto. Questi valori sono evidenziati nello stato patrimoniale.
Servizio del debito
È un’espressione tipica del linguaggio bancario, con la quale si intendono tutti gli adempimenti conseguenti alla concessione ed erogazione di un prestito, con cui il cliente rimborsa alla banca le quote del capitale ricevuto e ne paga i relativi interessi.
Valore di libro
Il valore di libro valuta le voci di stato patrimoniale, così come sono registrate nei documenti contabili nel dato momento.
Questo sistema è quello adottato dai bilanci italiani, che rispettano i principi contabili OIC. Secondo i suoi dettami, se si vuole sapere il valore effettivo di un bene, un’attività o una passività, si deve prendere quello con cui sono stati registrati a bilancio. Per questo si dice di libro, perché effettivamente presente sui documenti contabili.
In ambito finanziario, tale terminologia viene utilizzata spesso per definire il valore di patrimonio netto dell’azienda, che comprende utili accantonati, sovrapprezzi da azioni e destinazioni a riserve. In altre parole, così come viene registrato nel bilancio aziendale.
Si distingue dal fair value, che è il metodo di valutazione previsto e utilizzato dai bilanci che rispettano i principi internazionali IAS/IFRS.
Organizzazione e strategia aziendale
Barriere all’ingresso
Teorizzate da Micheal Porter nel suo libro “Il vantaggio competitivo” stanno ad indicare quegli ostacoli che frenano i nuovi attori all’ingresso in un mercato. Quando l’apertura di un’attività richiede poco capitale e poche competenze le barriere all’ingresso sono basse, viceversa quando sono necessari competenze e capitali elevati le barriere sono alte.
Direzione aziendale
In senso stretto è l’insieme dei ruoli organizzativi che sono coinvolti nella formulazione delle decisioni da cui dipende lo sviluppo e, a volte, la sopravvivenza dell’azienda. Come tale include, oltre all’imprenditore, quei pochi (nelle PMI) o relativamente tanti (nelle grandi imprese) soggetti che contribuiscono a formulare la strategia di business e a guidarne l’esecuzione.
In senso ampio include anche figure di livello intermedio, più operative delle precedenti, nel qual caso si distingue tra “alta direzione” e “direzione intermedia”, secondo un disegno gerarchico prestabilito. L’inclusione o meno dei vari ruoli organizzativi nella direzione è sempre il risultato di un processo di delega, esplicita o tacita, di poteri decisionali.
Diseconomie
Nel controllo di gestione (e in generale in economia) il termina sta ad indicare un impiego inefficiente delle risorse, con costi maggiori rispetto a quelli che sarebbe logico attendersi. Quindi è sinonimo di inefficienza, che per certi costi (quelli definiti parametrici) è abbastanza oggettivamente misurabile (es. materie prime e lavoro diretto), mentre per altri (la maggioranza dei costi indiretti) è più arduo, ma non impossibile quantificare.
ERP
Acronimo di Enterprise Resouce Planning, è un termine che viene utilizzato in ambito aziendale per definire i programmi software che inglobano una quantità rilevante di dati che coinvolge diversi reparti aziendali, e offrendo dunque la possibilità di una analisi trasversale delle informazioni disponibili.
Mappa strategica
È uno strumento della pianificazione strategica, con il quale si definisce in modo strutturato il modello di business dell’azienda, inteso come percorso logico da seguire per dare attuazione alla strategia di business e raggiungere gli obiettivi di medio-lungo periodo.
È articolata in quattro prospettive (azionisti, clienti, processi e organizzazione) e contiene i fattori-chiave di successo (FCS) per realizzare gli obiettivi di fondo della gestione. È qualificata dal fatto che tali FCS riflettono una catena logica di relazioni di causa-effetto.
Modello di business
Nel processo di pianificazione strategica la costruzione del modello di business viene subito dopo l’enunciazione delle idee imprenditoriali o intenzioni strategiche, molto generali e a volte vaghe, per concretizzarle. Può essere strutturato in vari modi. Spesso è un elenco di prodotti, processi, clienti, canali distributivi, ecc. su cui l’impresa intende agire in futuro per essere competitiva.
Nelle prassi migliori delinea un percorso logico per raggiungere gli obiettivi, con i relativi nessi causali. In ogni caso dovrebbe come minimo evidenziare le proposte di valore per i clienti, i processi-chiave e le risorse-chiave. La mappa strategica è un tipico esempio di modello di business logico e strutturato.
Vantaggio competitivo
È una definizione che richiama un omonimo testo di strategia aziendale scritto da M.Porter. Il vantaggio competitivo è inteso come situazione favorevole e duratura che permette ad un’azienda di ottenere risultati migliori rispetto ai suoi concorrenti in un mercato oppure anche solo in una nicchia di mercato.