INDICI DI STRUTTURA FINANZIARIA
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Quando si parla di struttura finanziaria, s’intende la composizione del capitale a disposizione dell’azienda, così come viene rappresentato in bilancio dallo stato patrimoniale.
Lo stato patrimoniale, nella sua classificazione finanziaria, presenta il capitale sotto due forme, che sono le due facce della stessa medaglia, perfettamente equivalenti come valore totale:
- il capitale investito (macchinari, impianti, scorte di magazzino, crediti, liquidità, ecc.) che nel bilancio civilistico corrisponde all’attivo;
- il capitale acquisito o fonti di finanziamento (capitale o patrimonio dei proprietari, debiti verso banche, debiti verso fornitori, ecc.) che nel bilancio civilistico corrisponde al passivo.
Gli indici di struttura finanziaria sono quindi indici di composizione degli investimenti e dei finanziamenti alla data di bilancio. Ad esempio, la % del capitale immobilizzato sul totale degli investimenti, oppure la % del capitale portato dai soci sul totale dei finanziamenti.
Indice dei contenuti:
Che cosa misurano
Gli indici di struttura finanziaria, nella prassi aziendale, fanno riferimento innanzitutto alla composizione delle fonti di finanziamento.
Ciò perché l’analisi della struttura delle fonti di finanziamento dà una misura immediata del grado di solidità patrimoniale dell’azienda, vale a dire della sua capacità di finanziarsi con mezzi propri piuttosto che con mezzi di terzi.
Tuttavia, misurare la struttura finanziaria significa qualcosa di più ampio. Infatti, le analisi di bilancio con gli indici di struttura finanziaria si propongono di misurare:
- la composizione del capitale investito nelle due classi del capitale immobilizzato e del capitale circolante lordo: ad es. il capitale immobilizzato è il 60% degli investimenti e quello circolante il 40%;
- la composizione delle fonti finanziamento nelle due classi del capitale proprio e del capitale di debito: ad es. il capitale proprio è il 30% e i debiti sono il 70%.
Inoltre, rientrano tra gli indici di struttura finanziaria anche quelli che misurano:
- il rapporto tra certe fonti di finanziamento (es. il capitale proprio) e certe forme di investimento (es. il capitale immobilizzato). Ad es. il capitale proprio finanzia il capitale immobilizzato nella misura del 70%.
Quali sono i più importanti
Gli indici di struttura finanziaria più importanti sono quelli che misurano la solidità patrimoniale dell’azienda, tra questi i più diffusi sono:
Oltre agli indici di solidità patrimoniale, un indice molto importante è quello che misura se i mezzi di finanziamento a medio lungo-termine (capitale proprio + debiti a medio-lungo termine) sono sufficienti a coprire il capitale investito in immobilizzazioni (o capitale immobilizzato o capitale fisso).
Si tratta dell’indice di copertura finanziaria delle immobilizzazioni, cioè:
Elenco (quasi) completo di indici di struttura finanziaria
Accade spesso che indici con denominazioni diverse esprimano un rapporto di grandezze identiche, equivale a dire che sono sinonimi. Inoltre, ogni indice può avere un suo reciproco.
Si è in presenza di un reciproco quando le medesime grandezze sono invertite tra numeratore e denominatore (ad esempio capitale proprio/totale passivo è reciproco di totale passivo/capitale proprio).
Gli indici reciproci misurano lo stesso fenomeno e hanno perciò la stessa funzione. Ovviamente cambia il rapporto dal punto di vista numerico e dunque cambia la scala di valori da analizzare.
Indici di solidità
- Autonomia finanziaria*;
- Leverage (reciproco)*;
- Copertura delle immobilizzazioni con patrimonio netto*;
- Copertura delle immobilizzazioni con patrimonio netto (reciproco)*;
- Incidenza del debito (reciproco)*;
- Indipendenza finanziaria;
- Rapporto tra PFN e capitale proprio.
Altri indici di struttura finanziaria
- Copertura finanziaria delle immobilizzazioni;
- Indebitamento previdenziale tributario;
- Incidenza del passivo corrente*.
(*) Indice incluso nell’elenco del Fondo di garanzia.
Alcune domande sugli indici di struttura finanziaria
Cosa sono gli indici di struttura?
“Struttura” nel linguaggio aziendale significa tante cose: struttura organizzativa, struttura societaria, struttura economica, struttura finanziaria, ecc.
Con riferimento agli indici di bilancio, i tipici indici di struttura sono quelli economici (la composizione dei ricavi e dei costi) e quelli finanziari (la composizione dei finanziamenti e degli investimenti).
Cosa si intende per solidità finanziaria?
Di solito si usa l’espressione “solidità patrimoniale”, che sta a significare adeguato contributo del capitale proprio al finanziamento della gestione, in rapporto ai debiti verso terzi.
L’aspetto patrimoniale non è un terzo profilo della gestione, oltre a quello economico e finanziario, ma è un particolare aspetto del più generale profilo finanziario.
Qual è la differenza tra solidità e solvibilità?
La solidità (sottinteso patrimoniale) è sinonimo di adeguata “capitalizzazione” in confronto al grado di “indebitamento” di un’impresa.
La solvibilità è l’attitudine a fronteggiare tempestivamente con le entrate le uscite imposte a vario titolo dallo svolgimento della gestione.
La solvibilità può riguardare il breve periodo o il medio-lungo periodo. A questo riguardo, la solidità patrimoniale è un importante requisito di solvibilità nel medio-lungo periodo.
Quanti sono gli indici di bilancio?
Se ci prendessimo la briga di contare il numero di indici che vengono presentati nei vari manuali di analisi di bilancio, magari integrandoli con quelli che usano le banche e altri intermediari finanziari per valutare il merito creditizio dei loro clienti, arriveremmo certamente a ben più di cento.
A volte sembra affermarsi il principio che “più sono meglio è”. Invece, non è così: gli indici veramente utili sono relativamente pochi e solo esigenze specifiche suggeriscono di volta in volta di considerarne altri a scopo di analisi ed approfondimento.
In ogni caso è importante raggrupparli in categorie: indici di redditività, indici di struttura finanziaria, indici di liquidità.
Tutto interessante, ma … in pratica come si fa?
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Luigi Brusa
Autore di numerosi testi sui sistemi di controllo e professore emerito presso Università degli Studi di Torino.