INDICI DI SOLIDITÀ PATRIMONIALE

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Autore: Luigi Brusa

La solidità patrimoniale è un aspetto della più generale solidità aziendale.

Quest’ultima riguarda vari aspetti del profilo di un’azienda, che si definisce solida quando ha un gruppo dirigente capace, un portafoglio clienti ampio ed equilibrato, una struttura produttiva tecnologicamente evoluta, un’immagine affermata, ecc.

Elenco degli indici di solidità patrimoniale

In particolare, un’impresa è dotata di solidità patrimoniale quando è sufficientemente capitalizzata, cioè dispone di consistenti mezzi propri in confronto a quelli ottenuti con il ricorso al capitale di debito.

Gli indici di solidità patrimoniale segnalano quanto l’azienda è finanziariamente autonoma, cioè  dipendente dagli apporti dei proprietari piuttosto che dai finanziamenti di terzi.

Insieme con altri indici, che misurano la composizione del capitale investito, formano la più ampia categoria degli indici di struttura finanziaria.

Che cosa misurano

Le analisi di bilancio con gli indici di solidità patrimoniale si propongono di misurare la composizione delle fonti finanziamento nelle due classi del capitale proprio e del capitale di debito: ad es. il capitale proprio è il 30% e i debiti sono il 70%.

Tale misurazione è estremamente importante perché:

  • tanto più la struttura finanziaria poggia sul capitale proprio (rispetto al capitale di debito);
  • tanto meno l’azienda dipende da obblighi contrattuali, aspettative, umori e percezioni di soggetti terzi.

Sotto un altro aspetto, a fronte di un basso livello di patrimonializzazione, i creditori nutrirebbero seri timori in merito al cuscinetto di garanzia che il capitale proprio rappresenta nei loro confronti in caso di perdite d’esercizio ingenti. Queste eroderebbero ben presto il capitale proprio e finirebbero per scaricarsi su di loro.

La solidità patrimoniale così intesa è interpretabile anche come sintomo di solvibilità dell’azienda nel medio-lungo periodo:

  • più alta è la quota dei debiti da pagare, sul totale delle fonti di finanziamento;
  • più elevato è il rischio che il debitore non sia in grado di fronteggiare prima o poile proprie obbligazioni.

Quali sono i più importanti

La solidità patrimoniale è misurabile con diversi indici, tutti perfettamente equivalenti dal punto di vista concettuale, anche se differenti nella loro formulazione. I principali sono:

L’indice di autonomia (o indipendenza) finanziaria si calcola così:

Formula per calcolare l'indice di autonomia finanziaria

dove il denominatore del rapporto equivale alla somma delle due fonti: capitale proprio e capitale di debito.

L’indice di leverage (leva finanziaria) è invece dato da:

Formula per calcolare il leverage

ed è semplicemente il reciproco dell’indice di autonomia finanziaria, utile per certi ragionamenti sui fattori che influenzano la redditività del capitale proprio (ROE).

Altri modi di esprimere lo stesso concetto consistono nel rapportare direttamente capitale proprio e capitale di debito, oppure capitale di debito e totale passività, ma – pur cambiando i numeri finali – non cambia di una virgola il giudizio di solidità patrimoniale a cui si perviene.

Bisogna ancora precisare che, per giudicare la solidità patrimoniale, è opportuno integrare gli indici di composizione del passivo con un altro importante indice, vale a dire l’indice di copertura delle immobilizzazioni con il capitale proprio, e cioè:

Formula per calcolare la copertura delle immobilizzazioni sul patrimonio netto

Questo ulteriore indice segnala in che misura il capitale proprio è in grado di coprire gli investimenti a più lungo ciclo di ritorno in forma liquida (fabbricati, i macchinari, gli impianti, ecc.).

Elenco (quasi) completo di indici di solidità patrimoniale

(*) Indice incluso nell’elenco del Fondo di garanzia.

Accade spesso che indici con denominazioni diverse esprimano un rapporto di grandezze identiche, equivale a dire che sono sinonimi. Inoltre, ogni indice può avere un suo reciproco.

Si è in presenza di un reciproco quando le medesime grandezze sono invertite tra numeratore e denominatore (ad esempio capitale proprio/totale passivo è reciproco di totale passivo/capitale proprio).

Gli indici reciproci misurano lo stesso fenomeno e hanno perciò la stessa funzione. Ovviamente cambia il rapporto dal punto di vista numerico e dunque cambia la scala di valori da analizzare.

Immagine con 4 punti di domanda

Alcune domande sugli indici di solidità patrimoniale

Di solito si usa l’espressione solidità patrimoniale” che sta a significare adeguato contributo del capitale proprio al finanziamento della gestione, in rapporto ai debiti verso terzi.

L’aspetto patrimoniale non è un terzo profilo della gestione, oltre a quello economico e finanziario, ma è un particolare aspetto del più generale profilo finanziario.

La solidità (sottinteso patrimoniale) è sinonimo di adeguata capitalizzazione in confronto al grado di indebitamento di un’impresa. La solvibilità è l’attitudine a fronteggiare tempestivamente con le entrate le uscite imposte a vario titolo dallo svolgimento della gestione.

La solvibilità può riguardare il breve periodo o il medio-lungo periodo. A questo riguardo, la solidità patrimoniale è un importante requisito di solvibilità nel medio-lungo periodo.

Se ci prendessimo la briga di contare il numero di indici che vengono presentati nei vari manuali di analisi di bilancio, magari integrandoli con quelli che usano le banche e altri intermediari finanziari per valutare il merito creditizio dei loro clienti, arriveremmo certamente a ben più di cento.

A volte sembra affermarsi il principio che “più sono meglio è”. Invece, non è così: gli indici veramente utili sono relativamente pochi e solo esigenze specifiche suggeriscono di volta in volta di considerarne altri a scopo di analisi ed approfondimento.

In ogni caso è importante raggrupparli in categorie: indici di redditività, indici di struttura finanziaria, indici di liquidità.

Tutto interessante, ma … in pratica come si fa?

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Autore Luigi Brusa

Luigi Brusa

Autore di numerosi testi sui sistemi di controllo e professore emerito presso Università degli Studi di Torino.

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