RISCONTO PASSIVO: ESEMPI E SCRITTURE CONTABILI
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Il risconto passivo è la quota di un ricavo già riscosso nell’anno in corso, che però è parzialmente di competenza dell’esercizio (o degli esercizi) futuri.
Se tale ricavo si manifesta nel corso dell’anno, ma la sua valenza riguarda in parte l’anno successivo, se ne deve rettificare il valore nelle scritture contabili, ricorrendo al risconto passivo.
L’operazione che determina un risconto passivo è l’incasso anticipato di una prestazione futura, a cavallo tra due annualità. Si tratta di una situazione poco frequente nelle PMI, ma si può comunque fare un esempio con la locazione a terzi di un immobile di proprietà dell’impresa.
Indice dei contenuti:
I risconti in 2 minuti – VIDEO
Qual è la sua funzione
Il risconto passivo è una delle scritture di assestamento, definite anche “operazioni di rettifica”, che modificano il valore di un ricavo.
La registrazione avviene in fase di chiusura del bilancio, allo scopo di trasferire dall’esercizio in chiusura a quello successivo la parte di ricavi rilevata anticipatamente che vi compete. Nel bilancio civilistico i risconti passivi si collocano nel passivo di stato patrimoniale alla voce E (ratei e risconti).
La rettifica avviene per legge, in quanto la redazione del bilancio deve rispettare il principio di competenza. Quest’ultimo prevede che i valori di costi e ricavi debbano essere contabilizzati in base all’anno in cui matura la prestazione, e non al momento della loro manifestazione finanziaria (pagamento/incasso).
Nell’esempio sopra, l’incasso del canone di affitto annuale avviene a inizio maggio. In contabilità si registra l’operazione come ricavo, ma la parte della prestazione che riguarda i mesi da dicembre a maggio dell’anno seguente riguarda sull’esercizio successivo. In pratica, una parte di quel ricavo non è di competenza dell’anno in corso.
Come calcolare i risconti passivi
Nell’immagine è rappresentato un affitto annuale, con riscossione dell’intero canone annuo al 1° maggio. Il canone annuale è di 12.000 €.
La linea del tempo evidenzia le quote imputate ai differenti esercizi:
Per effettuare il calcolo occorre conoscere:
- la durata totale della prestazione (360 giorni per semplicità di calcolo);
- la quota in giorni di competenza dell’anno successivo (120).
Sapendo che la formula del risconto passivo è:
Il calcolo è il seguente:
In questo caso, si registrerà un risconto passivo pari a 4.000 €.
Esempio di scritture contabili
I risconti passivi sono registrati con apposite scritture di partita doppia, eseguite in fase di chiusura del bilancio. Vediamo quali:
1. Rilevazione del costo (1° maggio)
Sorge il credito in corrispondenza della scadenza per l’incasso dell’affitto.
La registrazione dell’incasso richiede una scrittura separata.
2. Rettifica del ricavo (31 dicembre)
La parte di competenza dell’anno successivo è decurtata da “fitti attivi” e imputata ai “risconti passivi”
3. Chiusura del bilancio (31 dicembre)
L’operazione di chiusura ha lo scopo di:
- chiudere tutti i mastrini (“dare” e “avere” con il valore di saldo);
- redigere lo stato patrimoniale e verificare il pareggio (totale dare = totale avere);
- redigere il conto economico il cui saldo determina il risultato di esercizio.
Il conto “fitti attivi” si chiude nei ricavi di conto economico.
Il risconto passivo si chiude come passività di stato patrimoniale.
4. Apertura bilancio a nuovo (1° gennaio)
Riaprire l’anno significa ricreare i conti di stato patrimoniale chiusi al 31 dicembre. In pratica si esegue l’operazione contraria a quella di chiusura.
I risconti passivi, però, vengono chiusi il giorno stesso al fine di generare il mastrino del ricavo che conterrà il valore di competenza del nuovo esercizio.
Risconti passivi pluriennali
Le operazioni che prevedono un risconto passivo pluriennale sono molto rare. Una di queste è l’estensione di garanzia e assistenza.
I risconti passivi pluriennali funzionano come visto nei paragrafi precedenti, con un’unica differenza: il procedimento viene ripetuto per più annualità.
1. Rettifica del ricavo (31 dicembre anno X)
Al termine del primo anno si procede con la chiusura del bilancio. In questa sede la quota di “garanzie e assistenze” di competenza degli anni futuri deve essere stornata come “risconti passivi”, e quindi avremo:
- rettifica del ricavo “garanzie e assistenze attive” in conto economico;
- passività “risconti passivi” in stato patrimoniale.
Anche per le scritture di apertura del bilancio dovremo fare come già visto in precedenza. Per i risconti pluriennali il procedimento dovrà essere ripetuto ogni anno, per tutta la durata del contratto. Le rettifiche del ricavo degli anni successivi sono le seguenti.
2. Rettifica del ricavo (31 dicembre anno X+1)
3. Rettifica del ricavo (31 dicembre anno X+2)
4. Rettifica del ricavo (31 dicembre anno X+3)
Per l’ultima annualità, ovvero l’anno X+4, il risconto non verrà più registrato, in quanto il contratto termina.
Riepilogando
In sintesi, possiamo affermare che i risconti passivi:
- sono operazioni di rettifica, necessarie a rispettare il principio di competenza;
- servono a stornare i ricavi per la quota di competenza degli esercizi successivi;
- a fine anno vengono chiusi e collocati nelle passività dello stato patrimoniale;
- all’inizio del nuovo anno il loro valore (la rettifica) si riporta nel mastrino dei ricavi.
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Giuseppe Brusadelli
Da piccolo appassionato di numeri e matematica, da grande specializzato in controllo di gestione.