A COSA SERVE LO STATO PATRIMONIALE?
Tempo di lettura: 5 minuti
Nonostante contenga informazioni di assoluta importanza per la gestione aziendale, lo stato patrimoniale è praticamente ignorato nell’80% delle piccole imprese.
Qual è il motivo?
Per spiegarlo pensiamo a una situazione tipo:
- l’imprenditore vuole verificare l’andamento aziendale;
- di solito stampa il bilancio dal suo programma di contabilità, oppure lo chiede al commercialista;
- a quel punto si ritrova tra le mani 7-8 fogli pieni di numeri;
- la sua attenzione è assorbita dalle voci che misurano il fatturato e i costi di maggiore entità;
- tra tanti numeri lo stato patrimoniale riceve poche attenzioni.
L’ostacolo maggiore è la complessità del formato. Concepito per assolvere gli adempimenti fiscali, lo stato patrimoniale contabile diventa inadeguato per chi cerca informazioni in ottica gestionale.
Perchè il patrimonio netto e gli utili sono nelle passività?
Ecco un esempio di inadeguatezza! Per utilizzare i numeri del bilancio bisogna prima di tutto capire cosa rappresentano. Definire una passività il capitale dei soci e gli utili accantonati, equivale a confondere le idee fin da subito.
“Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare che non ne hai bisogno”
Mark Twain
Perché patrimonio netto e utili stanno nella colonna delle passività, insieme ai debiti verso le banche? Che senso ha? La risposta che mi viene in mente è: non ha senso! È una definizione sbagliata.
Provo a spiegarmi meglio:
Per capire lo stato patrimoniale bisogna innanzitutto sostituire le definizioni delle due colonne “attivo e passivo” con termini più adatti, ovvero “impieghi e fonti”:
- impieghi: sono i beni (asset) che l’impresa utilizza per svolgere l’attività e generare ricavi;
- fonti: indicano da dove vengono e a chi appartengono le risorse che l’impresa utilizza per finanziare gli impieghi.
Ecco spiegato perché il capitale dei soci e i debiti verso la banca sono nella stessa colonna: sono entrambe risorse finanziarie. In questa logica i debiti verso le banche sono chiamati fonti di finanziamento esterne, mentre il capitale sociale e le riserve di utili sono fonti di finanziamento interne.
Riclassificare = semplificare
Riclassificare significa raggruppare le voci simili tra loro in classi e rendere così più agevole la lettura e la comprensione dei dati. In parte valgono gli stessi principi utilizzati per il conto economico riclassificato.
In questo modo è possibile rappresentare la situazione in modo più semplice e immediato, come si vede nell’esempio.
Ogni novità all’inizio può sembrare una complicazione e disorientare chi è abituato diversamente. In realtà questo processo di conversione, chiamato riclassificazione dello stato patrimoniale, ha lo scopo di rendere più accessibili le informazioni nascoste nel bilancio.
Lo stato patrimoniale si può rappresentato anche visivamente. Con un grafico che fa capire immediatamente le proporzioni tra le diverse fonti di finanziamento dell’impresa. Un esempio di analisi più approfondito si trova in questo articolo sul margine di tesoreria.
Lo stato patrimoniale riclassificato con il criterio finanziario
Quando analizzare lo stato patrimoniale?
Non ha senso tutti i mesi mettere in mano all’imprenditore dei numeri che non è in grado o non ha il tempo di approfondire. È decisamente meglio individuare alcuni momenti precisi durante l’anno da dedicare a questa attività.
Suggerisco perciò di stampare lo stato patrimoniale separatamente, e con minore frequenza, rispetto al conto economico. I momenti giusti per focalizzare l’attenzione su questo prospetto sono:
- marzo/aprile quando si chiude il bilancio dell’anno precedente;
- a novembre nella fase di preparazione del budget.
In parole povere, è meglio un’analisi fatta bene un paio di volte l’anno, piuttosto che “far finta” di guardarlo ogni mese.
Che informazioni si possono ricavare
L’argomento è vasto e merita un altro articolo, più approfondito. Per ora possiamo comunque avere un’idea dei dati che si possono ricavare accennando ai tre aspetti che meritano più attenzione:
- equilibrio finanziario: per essere solida e affidabile un’impresa deve avere una adeguata copertura finanziaria rispetto alle scadenze di breve termine. Ci dev’essere anche una corretta proporzione tra le fonti di finanziamento esterne e quelle interne;
- rating: misura il grado di accesso al credito e, seppure con alcuni limiti, offre un’idea di come l’impresa è percepita da fuori. Un esercizio valido per comprendere i meccanismi del rating è quello di osservarne le variazioni (positive o negative) nel tempo, e sforzarsi di capirne le motivazioni;
- analisi comparata: confrontare i valori registrati nei vari anni è un principio che vale anche per singole voci di stato patrimoniale come ad esempio
- rimanenze di magazzino;
- crediti verso clienti;
- debiti verso terzi;
- prelievi o versamento dei soci;
- eccetera.
Almeno una volta all’anno è poi indispensabile soffermarsi e analizzare l’evoluzione che questa voci hanno nel tempo, ed interrogarsi sulle ragioni di certi cambiamenti.
“Le cose vengono danneggiate in proporzione al loro valore”
Legge di Murphy
Il capitano della nave deve essere sempre informato di tutto e consapevole della situazione in cui si trova. Deve saper vedere prima di tutti gli altri il pericolo che si avvicina, per decidere se cambiare rotta oppure chiedere aiuto.
3 consigli per iniziare
- L’analisi di bilancio è una attività che tutti possono imparare e migliorare col tempo, come succede con uno sport, una lingua straniera, un hobby o un lavoro. Non è difficile, ma è fondamentale seguire un metodo. A quel punto le soddisfazioni arrivano in fretta, e diventano uno stimolo per migliorare.
- All’inizio però, è meglio farsi accompagnare da un professionista esperto. Pensaci un attimo: quando osservi un maestro di sci sembra tutto semplice, ma poi quando tocca a te, capisci subito che hai bisogno di lui per prenderci un po’ la mano.
- Bisogna anche dire che non tutti apprendono e migliorano con la stessa velocità. Ci sono persone che hanno molta passione per i numeri e per l’analisi, e altre che ne hanno decisamente meno. In quei casi occorre cercare l’aiuto di un collaboratore interno oppure di un consulente esterno.
Tutto interessante, ma … in pratica come si fa?
Per fare bene un lavoro ci vuole il giusto metodo ma anche gli strumenti adeguati. Con i numeri aziendali è molto facile ingarbugliarsi con fogli excel complicati e calcoli inconcludenti.
Se vuoi risparmiare tempo e stress inutili devi assolutamente provare FareNumeri.cloud un programma intuitivo progettato dal nostro team, per implementare il controllo di gestione in modo semplice.
Giuseppe Brusadelli
Da piccolo appassionato di numeri e matematica, da grande specializzato in finanza e controllo di gestione.