COMPENSO AMMINISTRATORI: QUANTO AL SOCIO-LAVORATORE?
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Riunione con i 4 soci della Zincofar S.r.l., il clima è teso.
Si parla di compenso amministratori, e non tutti la pensano allo stesso modo.
Nel primo contatto telefonico, Sergio, il socio che segue la parte amministrativa, mi aveva raccontato di voler mettere ordine nei conti dell’impresa. La richiesta di un business plan da parte della banca lo aveva allertato.
“Cerchiamo qualcuno che faccia ‘sto business plan” aveva tagliato corto il cugino Antonio, responsabile della produzione. Antonio, dal canto suo, aveva una sola preoccupazione: sostituire un macchinario che dava mille problemi.
Dopo un paio di incontri con Sergio per raccogliere i dati, arriva il momento di riunirsi anche con gli altri soci. In estrema sintesi, la situazione è questa. Negli ultimi cinque anni, l’impresa ha registrato bilanci molto simili tra loro:
- fatturato stabile, attorno ai 2 milioni di euro;
- utili appena sopra lo zero;
- magazzino in crescita.
Le scorte di magazzino in condizioni normali oscillano in proporzione ai volumi di fatturato. Ma allora perché il magazzino è cresciuto se i ricavi sono stabili? Dopo uno scambio di sguardi e sorrisi incerti, Sergio prende la parola e mi dice che, negli ultimi anni, il valore del magazzino è stato alzato per coprire delle perdite.
Analizzando i bilanci mi ero già fatto quest’idea. E penso che pure in banca lo abbiano capito. Quando chiedono un business plan, significa che, dall’analisi del rating, è uscito un semaforo rosso. Allora, per erogare il finanziamento, vogliono capire qualcosa in più sui progetti dell’impresa.
L’imprenditore percepisce uno stipendio?
Usare la leva del magazzino per aggiustare il bilancio è come nascondere la polvere sotto il tappeto: puoi farlo una o due volte al massimo. Però la volta successiva, avrai il doppio del lavoro da fare. Perciò chiedo ai quattro soci qual è il piano per riportare l’impresa in utile.
Dopo qualche imprecazione sulla crisi, la concorrenza e le tasse, riprende la parola Sergio: “Stiamo provando a cercare nuovi clienti, ma non è facile. A parer mio, nel frattempo dovremmo cominciare a ridurre il nostro compenso amministratori. Ne abbiamo già discusso in passato e forse è arrivato il momento di farlo”. “Eh no!” gli risponde Marco, che fino a quel momento non aveva detto una parola “A me mancano due anni alla pensione, e se diminuiamo ora lo stipendio, mi fregano”.
Pensione e stipendio sono termini che stonano davvero in un contesto imprenditoriale.
Per contro va considerato che dentro le PMI italiane ci sono molti soci che hanno ereditato il ruolo di imprenditori, non hanno scelto di esserlo. Talvolta manca la consapevolezza delle responsabilità e dei rischi che si corrono. L’azienda va avanti quasi per inerzia senza tener conto del mondo che cambia attorno.
Cattive abitudini
Dentro a un gruppo di quattro soci, ci può stare che qualcuno abbia idee radicali. Il fatto preoccupante è l’incapacità di leggere la situazione e di decidere secondo l’unico criterio possibile: ciò che è bene per l’impresa.
“I fatti non cessano di esistere solo perchè li ignoriamo!”
Aldous Huxley
Conoscere e capire i numeri aziendali è fondamentale per avere tutti le stesse interpretazioni e prendere decisioni concordi. Se manca questo passaggio, succede che ognuno esprime idee differenti, maturate dalla propria personale prospettiva.
Se ci pensi bene, quella di Marco è la reazione istintiva di chi si sente portar via qualcosa che è sacro nella sua testa. È naturale che opponga resistenza verso chi prova a demolire il suo totem. A nessuno piace ridurre le proprie entrate mensili.
Marco è stato abituato male. Molti imprenditori sono abituati male. Nella grande maggioranza delle piccole imprese si distribuisce solamente un “compenso amministratore” fisso mensile. Si utilizza poco la distribuzione degli utili. In pratica il reddito è composto solo da entrate fisse mensili. Cosa c’è di sbagliato in questo?
Quando i soci mettono poco il naso nei conti perdono il contatto con la realtà. Anzi, perdono il contatto con la redditività. Fintanto che non vengono toccati nelle tasche rischiano di girarsi dall’altra parte. In assenza di soluzioni facili preferiscono far finta di non vedere il problema piuttosto che mettersi in discussione.
Il doppio ruolo del socio-lavoratore
I soci amministratori di una S.r.l. rivestono una duplice veste:
- lavoratori;
- proprietari dell’azienda.
Tecnicamente, questa situazione dà origine a due tipologie di reddito:
- reddito da lavoro: commisurato al tempo, alle competenze e all’esperienza;
- reddito da capitale: legato agli utili prodotti e alla percentuale di quote possedute.
Che succede quando l’azienda è in perdita?
Il reddito da lavoro, per l’imprenditore, non ha garanzie sindacali. Se l’azienda genera perdite, quel reddito entra in discussione. È una faccenda banale, ma difficile da digerire.
Se c’è una perdita, di solito mancano i soldi in cassa. Senza liquidi, come si paga il compenso amministratori?
La perdita si può nascondere aumentando la valutazione del magazzino. Ma questo è un “magheggio” che non riesce a “materializzare” liquidità sul conto corrente. Ecco perchè occorre andare in banca e rilasciare garanzie personali. Solo in questo modo l’azienda ottiene liquidità per andare avanti.
In pratica, i soci firmano per garantire un prestito che serve a pagare la loro entrata mensile. È come se una persona con reddito inferiore al suo tenore di vita si facesse prestare una cifra, che poi consumerà un po’ alla volta. Questa operazione ha senso solo se tampona un’emergenza momentanea ma, se manca un piano per invertire la rotta, si finisce annegati. Proprio quello che stava avvenendo alla Zincofar.
Com’è andata a finire?
Ci sono voluti tre incontri per portare Marco e gli altri alla giusta decisione. La migliore per l’azienda e, quindi, la migliore per tutti. Abbiamo optato per una decurtazione del compenso fisso e definito alcuni parametri da cui dipenderà il reddito variabile.
I soci hanno la possibilità di mantenere le entrate attuali, e addirittura aumentarle nel giro di qualche anno. Tutto dipenderà dai risultati aziendali, com’è giusto che sia.
“Il prezzo della disciplina è nulla rispetto al prezzo del rimpianto”
Robin Sharta
Nessuno sa come andrà il prossimo esercizio. Però, ho visto i quattro soci belli carichi ed esaltati dall’idea di avere obiettivi aziendali su cui lavorare. Uno spirito ben diverso rispetto ai primi incontri.
Che cosa ci insegna questa storia?
1) Le banche dovrebbero chiedere meno fidejussioni e più business plan
La scintilla che ha innescato il cambiamento in Zincofar è stata la richiesta della banca. Per sbloccare certe situazioni, a volte serve una spinta dall’esterno. In tante PMI manca l’abitudine e la lucidità di fermarsi e riorganizzare i processi. Indurre una riflessione sul futuro tramite un piano previsionale è da preferire a richieste di fidejussioni o ipoteche. Queste ultime aiutano a “comprare tempo”, ma non ad affrontare i problemi.
2) Il controllo di gestione offre vantaggi molteplici
Grazie ad un nuovo sistema di controllo di gestione, i soci della Zincofar sono passati, in poche settimane, da una visione personale a una aziendale. Le priorità non sono più dettate dalle urgenze ma definite in un programma di medio periodo che consente di ragionare sulle cose importanti anche se non urgenti. Oggi tutti sanno quali sono gli obiettivi misurabili che l’impresa deve raggiungere. L’azienda darà ai soci ciò che sarà sostenibile per il suo equilibrio. Questa nuova impostazione favorirà i rapporti con la banca. E darà molti altri benefici.
3) Gli imprenditori che non sanno leggere il bilancio rischiano grosso
Oggigiorno è necessario avere il controllo continuo della situazione, per cambiare direzione quando le cose non vanno nel verso giusto. Quando si ragiona con i numeri in mano è più semplice ritrovare l’interesse comune che è nella natura del rapporto tra soci. Sono lontani i tempi in cui si tirava la riga a fine anno per contare i guadagni. Questo comportamento oggi può riservare brutte sorprese.
Azienda, consulente o studente?
Se sei uno studente ti basta conoscere la teoria. Ma se lavori in un’azienda o sei un consulente come fai a metterla in pratica? Spesso le difficoltà nascono dai software cervellotici e inconcludenti.
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Giuseppe Brusadelli
Da piccolo appassionato di numeri e matematica, da grande specializzato in controllo di gestione.