(QUASI) TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SUI CENTRI DI COSTO

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La contabilità per centri di costo è una tecnica contabile finalizzata al calcolo dei costi sostenuti da un’azienda per realizzare e distribuire i suoi prodotti o servizi.

Il centro di costo è un aggregato di costi indiretti che fa riferimento ad un reparto aziendale, oppure a una singola linea produttiva, o anche ad un ufficio commerciale. Per capire come funziona, bisogna ragionare su un esempio concreto.

Esempio di centri di costo – VIDEO

La storia raccontata nel video rappresenta una situazione tipica riscontrabile in molte imprese.

Davide è il titolare della Fasten srl, una viteria che ha il problema di determinare i costi di produzione relativi a diverse tipologie di articoli:

Tipologie di articoli per esempio centri di costo
  • viti prodotte internamente;
  • viti (in ottone) acquistate da subfornitori esterni;
  • entrambi i prodotti sono venduti sia in confezioni industriali da 1.000 pezzi che in scatole più piccole da 20 pezzi destinate a negozi brico e ferramenta.
Tipologie di reparti per esempio centri di costo

Perciò gli articoli hanno strutture di costo differenti in quanto:

  • alcuni sono lavorati dal reparto produzione, altri no;
  • alcuni sono lavorati dal reparto confezionamento, altri no.
Mappatura dei costi per esempio centri di costo

Dunque, per calcolare il costo del prodotto finito di ogni articolo, bisogna tenere conto delle diverse componenti. A questo punto, per capire la logica generale dei centri di costo, occorre soffermarsi sulla distinzione tra costi diretti e costi indiretti.

I costi diretti

I costi diretti sono quelli che si possono misurare con riferimento alla singola unità di prodotto.

Nel nostro esempio sono:

  • il costo delle viti in ottone acquistate da fornitori esterni;
  • la materia prima per la produzione di una singola vite;
  • l’involucro per l’articolo da 20 pezzi;
  • la scatola di cartone della confezione da 1.000 pezzi.

Nelle aziende organizzate in tal senso, i costi diretti sono gestiti con un sistema di distinte base.

Il concetto di rilevanza

In alcuni casi la scelta di considerare un costo come diretto dipende dall’entità di quel costo.

Nel nostro esempio, il costo della confezione di cartone da 1.000 pezzi, probabilmente ha una rilevanza così marginale da poterlo classificare tra i costi indiretti, nella voce più generica delle spese per imballaggi. Ciò allo scopo di snellire il lavoro amministrativo.

Nella pratica, occorre sempre trovare il giusto equilibrio tra il vantaggio dell’informazione rispetto alla complessità dei calcoli da effettuare. Altrimenti, qualcuno rischierebbe di farsi prendere la mano, arrivando a conteggiare persino i centimetri di nastro adesivo consumato per chiudere la scatola.

I centri di costo sono aggregazioni di costi indiretti

I costi indiretti

Sono costi indiretti tutti quelli che non sono classificabili tra i costi diretti. Questa definizione è un bisticcio di parole che rischia di confondere, ma è anche il modo più semplice per identificarli.

In altre parole, sono costi indiretti tutti quelli non possono essere misurati con riferimento alla singola unità di prodotto. Nel nostro esempio, sono costi indiretti quelli necessari a far funzionare il reparto di produzione e confezionamento come personale, macchinari, attrezzature, energia.

La localizzazione dei costi

Finora abbiamo focalizzato l’attenzione sulla tipologia di costi che compongono i diversi prodotti, identificando quei reparti che effettuano lavorazioni specifiche per alcuni prodotti. Lo schema ottenuto è definito mappa dei centri di costo.

La fase successiva consiste nella attribuzione delle spese che fanno capo a ciascun centro di costo. Infatti, nella contabilità generale, i costi sono classificati per natura senza suddivisioni tra i vari reparti.

Localizzare i costi significa, scomporre le voci che nel bilancio appaiono in forma aggregata, in modo da assegnare ad ogni centro di costo un valore proporzionato all’effettivo utilizzo dei fattori produttivi.

Per alcune voci contabili, come ad esempio il personale o il leasing del macchinario, la localizzazione sarà piuttosto agevole.

Determinazione dei centri di costo

Per altre, come ad esempio l’energia e le attrezzature, bisognerà approfondire meglio il reale consumo di risorse, avendo cura di trovare il giusto equilibrio tra complessità dei calcoli e un accettabile, quanto inevitabile grado di approssimazione.

Ribaltamento dei centri di costo sui prodotti

Al termine della fase di localizzazione, si arriva a conoscere il totale dei costi indiretti riferiti a ciascun centro di costo. Il passaggio successivo consiste nella ripartizione, ovvero nel ribaltamento di tali costi sui singoli prodotti.

Proviamo a fare un esempio di calcolo: ipotizziamo che il reparto confezionamento della Fasten srl realizzi 40.000 unità al mese. Le spese sostenute sono le seguenti:

Tabella con esempio ribaltamento costi

Per calcolare il costo di un singolo confezionamento, bisognerà suddividere il totale dei costi sostenuti in un mese dal centro di costo “reparto confezionamento” con la quantità di pezzi realizzati nel periodo, ovvero:

8.000 € : 40.000 pz = 0,20 €  = costo unitario di confezionamento

In questo caso si è scelto di utilizzare il parametro delle quantità prodotte. In altre situazioni si può decidere di utilizzare un criterio di riparto basato sui tempi di produzione, oppure un altro sistema valutato più adatto alla circostanza.

Come visto, sia in fase di localizzazione dei costi che nella definizione del criterio di riparto, occorre fare delle scelte discrezionali.

Pertanto, la contabilità per centri di costo, non è una scienza esatta, ma è da considerare come la tecnica più efficace per misurare l’incidenza dei costi indiretti per ogni unità prodotta, ovvero per stabilire la migliore relazione tra costi indiretti e prodotto.

Il costo pieno aziendale (costo complessivo)

Quando si parla del costo di un prodotto è fondamentale comprendere la configurazione di costo a cui si fa riferimento.

Nel nostro esempio abbiamo considerato il costo del prodotto finito, che include i costi diretti e i costi indiretti del reparto produzione e confezionamento. Finora sono rimasti esclusi dai nostri ragionamenti tutti costi che si generano all’esterno di questi due reparti operativi.

Schema che rappresenta la dedizione del costo pieno aziendale

Per ordinare le idee vale la pena introdurre uno schema che disegna un quadro più ampio della situazione aziendale.

È opportuno osservare che, in relazione alle varie configurazioni di costo, le definizioni possono cambiare da una realtà aziendale all’altra, così come sono differenti da un libro all’altro, la cosa importante è che all’interno della stessa azienda si stabilisca un lessico comune.

Anche per il calcolo del costo pieno aziendale è possibile adottare la tecnica dei centri di costo. Infatti, immaginando di avere una parte delle vendite gestite tramite venditori e un’altra gestita direttamente dalla sede, bisognerà creare un centro di costo per aggregare tutte le spese sostenute per i venditori.

Evito di fare altri esempi, altrimenti si corre il rischio di confondere le idee. Il messaggio che voglio far passare è che i centri di costo possono avere varie ramificazioni e possono riguardare anche i costi indiretti di tipo amministrativo e commerciale.

I centri di costo sono utilizzati per ripartire costi indiretti nelle operazioni di calcolo dei costi di prodotto.

Ogni azienda ha le sue caratteristiche specifiche che dipendono dal tipo di attività, dalla dimensione aziendale, dalle abitudini, e così via. Nell’ambito dei sistemi contabili per centri di costo, tale diversità impone una progettazione su misura con l’obiettivo di identificare il miglior sistema di riparto dei costi indiretti.

La progettazione è costituita da tre fasi:

  1. definizione della mappa dei centri di costo;
  2. localizzazione dei costi;
  3. riparto (detto anche ribaltamento) dei centri di costo sui prodotti.

Bibliografia

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Giuseppe Brusadelli

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