COSTI DIRETTI E INDIRETTI: ECCO LE DIFFERENZE

Tempo di lettura: 4 minuti

Autore: Luigi Brusa

I costi diretti e indiretti sono una tipica distinzione della contabilità analitica, che fa riferimento a prodotti, o ad altri oggetti di calcolo come: i tipi di clientela, le commesse, i centri di costo, e via dicendo.

Ecco le differenze tra costi diretti e indiretti

La loro distinzione è diversa dai costi variabili e i costi fissi, dove i costi variabili variano al variare del volume di produzione, mentre i fissi restano costanti nonostante le variazioni di volume.

Quali sono i costi diretti?

I costi diretti sono quei costi che vengono imputati tramite la misurazione oggettiva della quantità di risorsa impiegata per ciascun prodotto, valorizzata ad un prezzo unitario noto. Gli esempi più diffusi sono quelli delle materie prime e della mano d’opera diretta.

La formula generale di imputazione ad una unità di prodotto è:
quantità di risorsa per fare 1 unità di prodotto x prezzo unitario della risorsa.

Ad esempio, per le materie prime, distinte nei vari componenti:
3 unità componente A x 10 € l’una = 30 €.

L’imputazione dei costi diretti ai prodotti, nelle produzioni industriali di serie, è facilitata dall’esistenza di adeguati archivi tecnici, che sono tipicamente:

  • la distinta base, che contiene l’elenco dei materiali occorrenti per produrre un dato prodotto, con i relativi consumi standard;
  • i cicli di lavorazione, che per ogni fase del processo produttivo indicano il tempo di lavoro del personale e delle macchine.

Oltre agli esempi citati, esistono altri costi definibili diretti perché si sostengono solo e specificamente per quel prodotto. È quello che accade per costi come gli ammortamenti di attrezzature dedicate, la pubblicità di prodotto, eccetera.

Quali sono i costi indiretti?

I costi indiretti sono quei costi che vengono imputati mediante una ripartizione in base ad un criterio individuato ad hoc. Questo è ben diverso dall’imputarli sulla base di una quantificazione oggettiva della quantità di risorsa impiegata.

I costi indiretti corrispondono alle risorse impiegate per il funzionamento dell’azienda nel suo insieme, oppure per i suoi sotto-sistemi come funzioni, processi, eccetera, che non hanno un legame logico di causa (il prodotto) ed effetto (il costo) per uno specifico prodotto.

Si tratta di numerosi costi aziendali, tra cui:

  • stipendi e altri costi amministrativi;
  • altri stipendi di personale non impegnato su singoli prodotti;
  • ammortamenti di immobili, impianti, macchinari;
  • costi di illuminazione, riscaldamento, telefono, sorveglianza, pulizia;
  • canoni di locazione.

Questi costi vengono chiamati anche generali, comuni, o overhead, e sono tanto più generali quanto più tenue è il loro legame logico con uno specifico prodotto.

Differenze tra costi diretti e indiretti

L’imputazione dei costi indiretti ai singoli prodotti è uno dei temi più complessi della contabilità analitica e del controllo di gestione.

Come imputare i costi indiretti?

Alla frequente domanda “come faccio ad imputarli?” non si può dare una risposta univoca (diffidare di chi dà subito la risposta “esatta”!).  Infatti, per ogni costo indiretto occorre ragionare così:

  • ha senso imputare quel costo al prodotto?
  • se sì, qual è il suo legame con il prodotto?

La prima domanda è importante perché i costi di gestione extra-operativa, cioè non per gestire il business come ad esempio gli interessi passivi e gli oneri straordinari, oltre a non avere alcun legame con i prodotti, in generale non sono rilevanti per raggiungere gli scopi del calcolo del costo di prodotto.

Alla seconda domanda si può rispondere dicendo che per ogni costo indiretto occorre individuare il driver di prodotto, vale a dire il suo determinante o causa.

Spesso si usa come criterio di imputazione quello delle ore di lavoro diretto, le ore-macchina, o altri criteri simili, anche se a volte ciò si rivela impreciso e fuorviante.

Ad esempio, costi indiretti come quelli per l’attrezzaggio delle macchine non dipendono dalle ore, ma dal numero di lotti di produzione.

Per fare un semplice esempio, ipotizziamo di avere i seguenti dati e che i costi indiretti di produzione sono ripartiti in proporzione alle ore di lavoro diretto:

  • costi indiretti da ripartire: 100.000 €;
  • ore lavoro diretto totali di un periodo: 10.000;
  • ore lavoro diretto per il prodotto B: 2.000;

La ripartizione proporzionale darà come risulato che la quota di costi spettante a B (a tutte le unità, in totale) è:
100.000 € x 2.000 / 10.000 = 20.000 €
che andrà poi diviso per i numeri di unità prodotte di B.

Per rendere più attendibile l’imputazione dei costi indiretti, esistono più metodologie di contabilità analitica, di cui la contabilità per centri di costo è la più nota e diffusa.

Con tale contabilità si evita di imputare ai prodotti costi che non hanno alcun legame con i prodotti stessi e si addebitano i costi indiretti in modo più mirato.

Costi diretti e indiretti e configurazioni di costo

L’analisi dei costi, con la classificazione in costi diretti e costi indiretti, suggerisce di mettere a fuoco il concetto di configurazione di costo.

Per configurazione di costo s’intende la grandezza derivante dalla somma delle varie voci di costo. Per essere più chiari:

Schema con due tipi di configurazioni di costo di un prodotto

Ciascuna configurazione di costo risponde a particolari esigenze operative gestionali. Ad esempio, il costo diretto serve per prendere decisioni molto mirate su un prodotto o per verificarne la redditività.

Il costo pieno, invece, è spesso utilizzato nelle decisioni di prezzo di vendita, con i dovuti accorgimenti, o per altri calcoli di convenienza economica.

Tutto interessante, ma … in pratica come si fa?

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Autore Luigi Brusa

Luigi Brusa

Autore di numerosi testi sui sistemi di controllo e professore emerito presso Università degli Studi di Torino.

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