RATEI PASSIVI: ESEMPI E SCRITTURE CONTABILI

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I ratei passivi sono quote di costi di competenza dell’anno corrente, ma che verranno pagati in un esercizio futuro.

Ratei passivi: esempi e scritture contabili

Di fatto, i ratei passivi si realizzano quando l’azienda sostiene dei costi che maturano a cavallo tra due esercizi e che verranno liquidati solo al termine del periodo. I ratei passivi possono essere generati, per esempio dalla maturazione di interessi o da bollette di luce e gas.

Al fine di facilitare la comprensione dei ratei passivi è utile rappresentarli graficamente tramite la linea del tempo:

Linea del tempo che rappresenta i ratei passivi

Qual è la loro funzione

I ratei passivi in contabilità fanno parte delle scritture di assestamento, ovvero conti che vengono iscritti alla chiusura del bilancio. Per essere più precisi, essi sono detti anche “operazioni di integrazione”, ovvero scritture di assestamento che:

  • aggiungono una quota di un costo di competenza dell’esercizio corrente ma non ancora liquidata;
  • permettono di registrare tale quota al 31/12 sotto la voce ratei passivi.

Queste operazioni sono importanti perché permettono di individuare variazioni nei costi in conto economico. Perciò permettono di calcolare correttamente il risultato d’esercizio.

Tra le scritture di integrazione ci sono i ratei passivi

Ipotizziamo che la chiusura del bilancio si stia avvicinando e dobbiamo calcolare quanti costi abbiamo sostenuto quest’anno. Una questione però fa sorgere un dilemma. Quest’anno abbiamo ottenuto un prestito su cui maturano degli interessi.

Questi interessi hanno iniziato a maturare il 1° settembre e dovremo pagarli il 28 febbraio. Perciò il problema è come rilevare questo costo e calcolare correttamente il reddito di quest’anno.

In un caso come questo, i ratei passivi ci permettono di:

  • individuare la quota del costo da aggiungere all’anno in corso;
  • individuare la quota del costo da lasciare all’anno successivo;
  • realizzare correttamente le scritture contabili anche in assenza di avvenuta liquidazione del debito.

Dunque la contabilizzazione dei ratei passivi è necessaria per rispettare il principio di competenza economica. Secondo tale principio, i costi e i ricavi vanno contabilizzati in base a quando maturano e non in base a quando sono effettivamente pagati o incassati.

Come calcolare i ratei passivi

Ecco un esempio di come calcolare i ratei passivi.

Un’azienda in fase di redazione del bilancio 2019 deve contabilizzare gli interessi passivi che vanno dal 1° settembre 2019 fino al 28 febbraio 2020 per un valore di 1.200 €. Perciò è interessata a calcolare la quota di competenza dell’anno corrente.

Prima di calcolare la quota di competenza da imputare quest’anno, dobbiamo contare il numero totale di giorni in cui maturano gli interessi e il numero dei giorni pertinenti all’anno corrente.

In questo caso i giorni sono complessivamente 180, di cui 120 di competenza dell’anno corrente. Ottenute tutte le informazioni necessarie avremo quindi questo calcolo:

Esempi di calcolo dei giorni per i ratei passivi

In questo caso, si registrerà un rateo passivo di 800 €. Questo è infatti il valore degli interessi di competenza di quest’anno.

Al fine di comprendere meglio il concetto, utilizziamo ancora una volta la linea del tempo:

Come determinare il valore dei ratei passivi

Schematizzando la formula del calcolo dei ratei passivi otteniamo:

Formula per il calcolo dei ratei passivi

Esempio di scritture contabili

Riprendendo l’esempio degli interessi passivi procediamo analizzando, una a una, le scritture contabili inerenti al rateo passivo:

1) Inizio maturazione degli intessi (1° settembre)

Come da contratto il 1° settembre iniziano a maturare gli interessi passivi, ciò comporta una situazione di fatto ma non determina il sorgere di alcuna scrittura contabile. Perciò al 1° settembre non occorre redigere alcun tipo di scrittura.

2) Integrazione del costo (31 dicembre)

In fase di rilevazione del bilancio, gli interessi devono essere integrati secondo il principio di competenza. La quota di competenza dell’anno corrente viene dunque inserita, utilizzando il mastrino dei ratei passivi. In questo modo rileveremo:

  • la quota di competenza dell’esercizio corrente nelle passività ‘ratei passivi’ in stato patrimoniale;
  • integrazione del costo ‘interessi passivi’ in conto economico.
Mastrino per la rappresentazione degli interessi passivi sui ratei passivi

3) Chiusura bilancio (31 dicembre)

Al termine dell’anno, tutti i mastrini devono essere chiusi. Per chiuderli, si utilizzano i mastrini o di stato patrimoniale o di conto economico.

L’operazione di chiusura si effettua al fine di:

  • chiudere tutti i mastrini (dare e avere con lo stesso valore);
  • stilare il mastrino dello stato patrimoniale e constatarne l’equilibrio (totale dare = totale avere);
  • stilare il mastrino del conto economico, calcolando poi al suo interno il risultato d’esercizio (eccedenza tra il totale dei valori in dare o in avere).

Essendo il rateo passivo una passività, si chiude con il mastrino dello stato patrimoniale.

Mastrino con i ratei passivi per la chiusura del bilancio

4) Apertura bilancio a nuovo (1° gennaio)

Dato che lo stato patrimoniale riporta la situazione dell’azienda nel corso degli esercizi, all’inizio dell’anno il suo mastrino deve essere riaperto. In altre parole, da esso si vanno a iscrivere nuovamente tutti i singoli mastrini, chiusi al termine dell’anno precedente.

Si andrà così a ricreare il conto dei ‘ratei passivi’, riaprendolo dallo stato patrimoniale.

Esempio di mastrino dei ratei passivi per l'apertura del nuovo bilancio

5) Rilevazione del costo intero (28 febbraio)

I ratei passivi esauriscono la loro utilità in fase di rilevazione finanziaria del costo. Perciò quando andremo a pagare gli interessi sia per la parte di competenza dell’anno trascorso che di quello nuovo. Nei mastrini registreremo dunque:

  • chiusura dei ‘risconti attivi’ dallo stato patrimoniale;
  • costo ‘interessi passivi’ in conto economico;
  • diminuzione di “banca x c/c” in stato patrimoniale.
Mastrini dei ratei passivi per la rilevazione del costo intero

Ratei passivi pluriennali

I ratei passivi pluriennali sono quote di costi già maturati nell’esercizio corrente, ma la cui manifestazione finanziaria (pagamento) avverrà tra 2 o più esercizi. Dunque rilevano dei costi che maturano su più annualità ma che verranno liquidati in futuro.

Un esempio, seppur più teorico che pratico, può essere un contratto che prevede una prestazione di servizi per lungo periodo, ma il cui pagamento è previsto solo alla scadenza dell’accordo.

In questo caso il costo viene sostenuto solo alla fine del contratto, ma la sua competenza economica permane per tutta la sua durata.

Le caratteristiche principali dei ratei passivi pluriennali sono:

  • vengono calcolati ragionando in anni;
  • si calcolano in base al numero di anni che sono già stati integrati e a quelli che ancora mancano;
  • il loro valore deve essere calcolato alla chiusura di ogni esercizio.

Le scritture contabili in questo caso sono le stesse viste in precedenza, salvo l’integrazione del costo che invece richiede di calcolare correttamente l’entità del costo di competenza di anno in anno.

Ipotizziamo di sottoscrivere un contratto di validità di 4 anni che prevede una prestazione complessiva dal valore di 40.000 €. Avremo delle scritture contabili di integrazione del costo differenti ogni anno, per maggior chiarezza le elenco qui sotto:

1) Integrazione del costo (31 dicembre anno X)

In fase di rilevazione del bilancio la quota del contratto di competenza deve essere rilevata come ‘rateo passivo’. In questo modo rileveremo:

  • integrazione del costo ‘servizi’ in conto economico;
  • ‘ratei passivi’ come passività in stato patrimoniale.
Mastrini per la registrazione dei ratei passivi pluriennali

Il valore residuo del contratto non verrà chiuso l’anno successivo. Le sue quote dovranno essere integrate di anno in anno. Gli anni successivi seguiranno sempre la stessa logica.

2) Integrazione del costo (31 dicembre anno X+1)

Mastrini per la registrazione dei ratei passivi pluriennali

3) Rettifica del costo (31 dicembre anno X+2)

Mastrini per la registrazione dei ratei passivi pluriennali

Dopodiché nell’anno X+3 si perfezionerà il contratto, perciò non sarà più necessario integrare alcun valore.

La quota del contratto che ogni anno non viene integrata deve essere sommata e rilevata in fase di liquidazione del contratto.

4) Rilevazione del costo intero (data scadenza del contratto)

I ratei passivi esauriscono la loro utilità in fase di rilevazione finanziaria del costo. Perciò quando andremo a pagare il servizio sia per la parte di competenza degli anni trascorsi che dell’ultimo anno. Nei mastrini registreremo dunque:

  • chiusura dei ‘ratei passivi’ dallo stato patrimoniale di ogni anno considerato;
  • costo ‘interessi passivi’ in conto economico per l’anno in corso;
  • diminuzione di “banca x c/c” in stato patrimoniale per l’intero importo dovuto.
Mastrini dei ratei passivi pluriennali per la rilevazione del costo intero

Riepilogando

I ratei passivi sono scritture di assestamento, il loro impiego è indispensabile per rispettare il principio di competenza economica.

Le sue scritture contabili vanno realizzate in fase di chiusura del bilancio ed esauriscono la loro utilità quando hanno manifestazione finanziaria, vale a dire quando avviene il loro pagamento.

Le scritture di integrazione, come lo sono le scritture dei ratei passivi, solitamente sono competenza dei commercialisti. Tuttavia è importante conoscerle, nonché capirne calcolo e funzionamento.

Ci sono ovviamente molte altre cose che si potrebbe dire su tale tema. Nel caso tu abbia delle perplessità, professionisti come commercialisti o esperti di contabilità sono ottime fonti per ottenere informazioni.

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Giuseppe Brusadelli

Da piccolo appassionato di numeri e matematica, da grande specializzato in controllo di gestione.

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