QUICK RATIO: INDICE DI LIQUIDITÀ PRIMARIO

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Autore: Luigi Brusa

È un indice di situazione di liquidità dell’azienda, ricavabile dal confronto tra liquidità (immediate + differite) e debiti a breve termine.

Come si calcola

Per il calcolo si usa la formula:

Formula per calcolare il quick ratio
Definizione delle grandezze utilizzate per il calcolo del quick ratio

Al numeratore compare la liquidità in senso stretto (cassa e c/c bancario attivo) più i crediti a breve termine, da riscuotere entro l’esercizio seguente a quello del bilancio. Tali valori sono evidenziati nell’attivo dello stato patrimoniale.

Al denominatore si trovano i debiti da estinguere nel breve termine, cioè entro l’anno successivo alla data del bilancio, come da passivo dello stato patrimoniale.

Come si interpreta

L’indice di liquidità primario va inteso come una misura parziale del rapporto tra le entrate di cassa future, relative ad un arco di tempo breve, più la liquidità già esistente alla data di bilancio, e le uscite di cassa previste per il medesimo periodo.

Le entrate di cui sopra sono quelle derivanti dall’incasso dei crediti del numeratore, mentre le uscite derivano dal pagamento dei debiti riportati al denominatore.

Tabella che spiega l'effetto che ha per l'impresa il valore dell'indice

Quindi, almeno in prima battuta, se la liquidità già disponibile più quella ottenibile con l’incasso dei crediti in giacenza riesce a coprire le uscite collegabili ai debiti in essere a fine anno, significa che la situazione di liquidità è equilibrata (indice ≥ 1).

Tuttavia l’indice in oggetto è un sintomo solo parziale della situazione di liquidità dell’azienda. Ciò, in primo luogo, perchè le entrate e uscite del prossimo esercizio corrispondono non solo ai valori già in essere alla data di bilancio, ma anche ad altri incassi e pagamenti (per vendite non ancora avvenute, acquisti futuri, ecc.).

In altre parole, l’indice riflette solo limitatamente un budget di tesoreria. Inoltre l’indice non tiene conto delle cosiddette riserve di credito di cui l’azienda dispone presso i propri finanziatori esterni, in relazione al grado di fiducia di cui gode.

Un altro indice simile è l’indice di liquidità secondaria (o di disponibilità), che al numeratore considera un’ulteriore fonte di incassi futuri, vale a dire le rimanenze di magazzino.

Dato che queste ultime comportano un incasso (attraverso la vendita di prodotti) più incerto di quello dei crediti già in bilancio, prudenzialmente si ritiene che l’indice di equilibrio debba essere significativamente > 1 (per convenzione spesso si dice ≈ 2).

Nel mondo reale queste cose servono?

La vita di un’azienda è fatta di tante situazioni più importanti degli indici di bilancio. Tuttavia, nelle competizioni si vince anche con la cura nei dettagli. In ogni disciplina, le prestazioni migliori non arrivano per caso.

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Autore Luigi Brusa

Luigi Brusa

Autore di numerosi testi sui sistemi di controllo e professore emerito presso Università degli Studi di Torino.

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