COME LEGGERE UN BILANCIO: I 5 PASSAGGI DA FARE
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Per molte imprese lo stato patrimoniale e il conto economico sono documenti che riguardano solamente l’area amministrativa e fiscale. Se un tempo ci si poteva permettere questo approccio, ora non è più pensabile. Esaminare il bilancio solo in fase di controllo consuntivo è una pratica imprudente, per non dire pericolosa.
Il bilancio è uno strumento da utilizzare prima di prendere decisioni, soprattutto quelle più importanti. Capire come va letto e interpretato è una competenza che tutti possono apprendere e sviluppare. Per guidare con successo un’impresa non basta “tirare la riga” a fine anno come si faceva una volta. Il rischio è di correre tutto l’anno e poi alla fine accorgersi che di non aver combinato nulla.
Perchè imparare a leggere il bilancio
Il bilancio di un’azienda descrive in forma sintetica il suo vero stato di salute. Saperlo leggere e interpretare permette di prendere decisioni ragionando su dati concreti.
La normativa che regola la predisposizione del bilancio è orientata al calcolo delle tasse da applicare. Questa impostazione diventa però inadeguata se si desidera sfruttare i dati del bilancio per scopi gestionali.
Per questo motivo è necessario cambiare la sua rappresentazione. Occorre impaginare i dati di bilancio utilizzando appositi modelli che ne rendono più facile e intuitiva la lettura. Le prime volte potrebbe risultare difficile da comprendere, ma con il metodo e gli strumenti giusti tutti possono imparare.
Leggere e interpretare il bilancio significa innanzitutto:
- valutare la sostenibilità delle scelte aziendali;
- misurare i margini di guadagno;
- conoscere il linguaggio delle banche e risparmiare sui costi finanziari;
- valutare lo stato di saluti delle aziende clienti;
- monitorare i risultati dei concorrenti.
Abituarsi a decidere con i numeri in mano significa fare un salto qualitativo nello studio e nello sviluppo dei progetti. Significa sviluppare strumenti di controllo e abituarsi a lavorare per obiettivi.
Entriamo dunque nel vivo e iniziamo da alcune definizioni. La prima cosa da capire è la distinzione tra bilancio contabile e bilancio civilistico:
BILANCIO CONTABILE: è quello che l’imprenditore conosce e visiona nel corso dell’anno. Contiene i valori relativi a ricavi e costi aggiornati ad un determinato mese. In pratica è la sintesi di tutte le fatture di acquisto e vendita registrate dalla contabilità in quel periodo. Alcune voci però (ammortamenti, magazzino, TFR, ecc) sono assenti e andrebbero inserite manualmente. Tuttavia in pochi lo fanno, e per questo il bilancio contabile durante l’anno risulta incompleto.
BILANCIO CIVILISTICO: è lo stesso bilancio ma in formato sintetico, che viene depositato presso il registro delle imprese e da quel momento diventa un documento pubblico. In pratica tutti possono consultare i bilanci depositati attraverso la banca dati gestita dalla camera di commercio. Il deposito del bilancio è però un obbligo solo per le società di capitali (S.r.l., S.p.a., ecc).
Il passaggio da bilancio contabile a bilancio civilistico avviene per mano del commercialista, che:
- all’inizio effettua le operazioni di chiusura del bilancio contabile;
- in seguito effettua la conversione nel formato previsto dal codice civile (da cui la definizione “civilistico”).
Ogni azienda può adattare le voci del bilancio contabile alle esigenze della propria attività, un po’ come un vestito su misura. Al contrario, il bilancio civilistico ha uno schema analogo per tutte le imprese. Per questo motivo ci focalizzeremo proprio su quest’ultimo.
Come è composto il bilancio?
La redazione del bilancio è dettata da una fitta serie di regole in continuo cambiamento. Dal punto di vista gestionale l’elemento rilevante è rappresentato dai numeri. Per capire come utilizzarli è importante conoscere i 4 documenti che compongono il bilancio:
- STATO PATRIMONIALE: è il prospetto di bilancio che fotografa la situazione patrimoniale dell’azienda a fine anno. Composto da due sezioni contrapposte, attivo e passivo, ha la funzione di registrare i beni posseduti dall’azienda (attivo) e le fonti di finanziamento (passivo);
- CONTO ECONOMICO: questo schema di bilancio raccoglie tutti i costi e i ricavi registrati dall’azienda nel corso dell’anno. Se lo stato patrimoniale è la fotografia dell’azienda, il conto economico somiglia invece a un film che racconta quello che è successo dal 1 gennaio al 31 dicembre;
- NOTA INTEGRATIVA: è un documento descrittivo che pochi conoscono e utilizzano. Ha la funzione di dettagliare alcune voci e spiegare i criteri di redazione di bilancio utilizzati;
- RENDICONTO FINANZIARIO: misura i flussi di cassa registrati nel corso dell’anno. A dispetto della sua importanza, è un prospetto ancora poco conosciuto. Solamente nel 2015 è diventato uno dei prospetti di bilancio previsti dal codice civile.
L’obbligo di predisporre i 4 documenti non vale per tutte le imprese allo stesso modo. Esistono delle differenze basate sulle dimensioni aziendali.
Per conoscere il metodo di calcolo della dimensione di impresa questo è il link per approfondire.
Come avrai intuito da questi primi paragrafi, il bilancio deve rispettare una corposa serie di regole e norme di legge. La terminologia utilizzata è piena di tecnicismi e rappresenta un ostacolo per le persone che non hanno una preparazione specifica. Perciò, prima di proseguire, vale la pena fare un esempio di conto economico e stato patrimoniale.
Un esempio per capire: il bilancio famigliare
Il linguaggio contabile è pieno di tecnicismi che complicano la comprensione. Prima di entrare nel dettaglio delle singole voci è fondamentale comprendere la logica di fondo.
Per farlo ti voglio mostrare come si può rappresentare una dinamica famigliare attraverso i prospetti di stato patrimoniale e conto economico.
In questo esempio abbiamo una famiglia che da un lato è proprietaria di una casa, un’auto, e ha del denaro in banca suddiviso tra risparmi investiti e liquidità sul conto corrente.
Dall’altro lato ha il mutuo residuo sulla casa. Il patrimonio netto è calcolato per differenza tra voci attive e passive e misura la ricchezza che questa famiglia è riuscita ad accumulare nel tempo. Si tratta della fotografia di un determinato momento.
Il conto economico contiene la somma dei ricavi e di tutti i costi sostenuti nel corso dell’anno. La differenza tra ricavi e costi determina l’utile.
La differenza fondamentale tra i due prospetti è questa:
- lo stato patrimoniale misura la ricchezza e i debiti accumulati in più anni;
- il conto economico mostra i ricavi generati e i costi sostenuti nel corso di un singolo anno; questo prospetto si azzera all’inizio di ogni anno.
I 5 step per leggere il bilancio
Se hai compreso questo esempio sei pronto per imparare i 5 passaggi da compiere per leggere il bilancio di un’azienda.
Parti dal conto economico
Abbiamo visto che il bilancio è composto da quattro documenti. Per imparare a conoscerli bene è meglio approfondirne uno alla volta. Il conto economico è il prospetto più intuitivo. Contiene costi e ricavi, ovvero voci generate da vendite e acquisti. È il documento che l’imprenditore si abitua a conoscere per primo. Infatti, per misurare l’andamento dell’impresa, nel corso dell’anno chiede al commercialista (o alla propria contabilità) una stampa del conto economico.
Raggruppa le voci e semplifica
Lo schema di conto economico utilizzato per finalità fiscali non è adatto per analisi di tipo gestionale. Occorre fare un lavoro di conversione. Questo processo prende il nome di riclassificazione ed è composto da tre passaggi:
- raggruppare le voci in poche categorie (classi);
- disporle in maniera differente;
- calcolare alcuni valori intermedi.
Descritte in questo modo possono sembrare operazioni complesse. In realtà ci sono dei software molto semplici che eseguono tutto in automatico. Puoi provare fin da subito a fare le tue analisi con il file Excel che ho predisposto e che puoi scaricare qui.
Se da un lato è comodo delegare al software tutte le operazioni di calcolo, dall’altro si rischia però di non capire il passaggio dal bilancio fiscale a quello riclassificato. Le prime volte è meglio procedere con calma facendo lo sforzo di capire come avvengono.
Cominciamo allora a comprendere il criterio adottato per raggruppare le varie voci del conto economico:
- RICAVI: valori registrati tramite fatture di vendita;
- COSTI DELLA PRODUZIONE: i costi relativi all’acquisto dei fattori produttivi direttamente impiegati per la realizzazione del prodotto. Nel bilancio sono indicati come acquisti di materie prime, lavorazioni esterne, eccetera. Essendo proporzionali alle quantità prodotte rappresentano la componente più rilevante dei costi variabili;
- COSTI GENERALI: costi in qualche modo inerenti alla struttura dell’azienda. In questo gruppo si collocano le spese che sono stimabili già all’inizio dell’anno, si tratta quindi di costi fissi;
- COSTI DEL PERSONALE: salari e stipendi, oneri sociali e accantonamento TFR. Quest’ultima voce va conteggiata come costo ogni anno anche se l’uscita di cassa vera e propria si verifica solo al momento della cessazione del rapporto;
- AMMORTAMENTI: è una voce riferita ai beni strumentali (macchinari, impianti, attrezzature, eccetera) e misura il deprezzamento annuo.
- ONERI FINANZIARI: costi per interessi relativi alle operazioni di finanziamento e credito bancario;
- TASSE: imposte e tasse finiscono in questa sezione.
Il risultato che si ottiene dopo le operazioni di riclassificazione è questo schema a sezioni contrapposte:
Le persone che lavorano in amministrazione sono abituate a operare e ragionare con il conto economico a sezioni contrapposte (schema sopra). Quando però si vuole fare una analisi di bilancio il modello da utilizzare è quello in formato scalare (qui sotto):
Il prospetto scalare offre 2 vantaggi:
- facilita i confronti tra le diverse annualità
- consente di calcolare alcuni risultati intermedi.
Vediamo come nei prossimi 2 paragrafi.
Allarga la prospettiva
Per misurare lo stato di salute di un’azienda, un solo bilancio non basta. Provo a spiegartelo con un esempio semplice. Due aziende che operano nello stesso mercato, Alfa S.r.l. e Beta S.r.l., hanno chiuso l’esercizio con risultati identici:
Se osservi solamente ciò che è accaduto quest’anno, arrivi a concludere che le aziende Alfa S.r.l. e Beta S.r.l. hanno un andamento identico. Ottengono risultati analoghi e godono dello stesso stato di salute.
Osserva invece come può cambiare la situazione se allarghi la prospettiva a 3 anni:
Alfa S.r.l.
Sta attraversando un periodo di crescita. Negli anni passati l’utile era addirittura più alto pur con ricavi inferiori. Nel 2021 sono aumentati in misura importante i costi generali, quelli del personale e gli ammortamenti. Questo incremento potrebbe dipendere da uno sviluppo dimensionale (sede più grande) in previsione di un’ulteriore crescita. La diminuzione dell’utile d’esercizio (da 10 a 5) dipende dall’incremento di queste voci. Infatti, i costi di produzione aumentano in perfetta proporzione (al 40% dei ricavi).
Beta S.r.l.
Con fatturato e utile in diminuzione vive una situazione opposta. I costi del personale nel 2021 sono diminuiti forse per ricorso a cassa integrazione o forse per diminuzione di organico. In entrambe le ipotesi l’azienda si trova in una situazione critica. Resta poi da capire se il calo dei ricavi è legato a un problema di competitività del prodotto.
Ti ho fatto questo semplice esempio solo per evidenziare come può cambiare la percezione. Due situazioni apparentemente identiche se osservate su un solo anno, rivelano invece tendenze opposte se analizzate su un arco temporale di 3 anni.
Calcola i risultati intermedi
Anche le banche valutano le imprese su un tempo di 3-4 anni. Per misurare il merito di credito, utilizzano infatti sistemi di “rating” che analizzano gli ultimi tre bilanci chiusi più quello provvisorio dell’anno in corso.
Tali sistemi si basano su una serie di indicatori che occorre calcolare, poiché non sono presenti in bilancio. Forse avrai già sentito parlare di margine operativo lordo (Ebitda). Un valore facile da ottenere dopo aver riclassificato il bilancio, come mostra l’esempio qui sotto:
Il margine operativo lordo è uno dei valori più importanti anche nel calcolo dei rating bancari. È un indicatore di redditività più importante rispetto all’utile d’esercizio. Quando hai un attimo di tempo, ti invito ad andare su farenumeri.it e leggere i due post dedicati al margine operativo lordo e al reddito operativo.
Usa i valori percentuali (%): è molto più semplice
Tante persone vanno in confusione con il bilancio di un solo anno. Se poi consideriamo un periodo di 3-4 anni, tanti numeri possono davvero risultare indigesti. Per evitare questo problema bisogna imparare a “cucinarli” nel modo corretto.
Finora abbiamo fatto esempi con numeri elementari, ma la realtà è fatta di numeri molto più complessi, come nell’esempio qui sotto:
Davanti a una tabella come questa, leggere e comprendere come si è sviluppata la situazione diventa parecchio complicato. Se i ricavi aumentano è normale che aumentino anche i costi, ma è importante capire se ciò accade in proporzione.
Se disponiamo di valori in forma percentuale la lettura è decisamente più semplice:
Proviamo allora a fare qualche considerazione:
- costi di produzione: sono passati dal 37% del 2019 al 40,8% del 2021. Questa voce contiene i costi delle materie prime e delle lavorazioni esterne. In una fase di crescita accade spesso di vedere situazioni simili, solitamente perché una parte del lavoro aggiuntivo è affidato a esterni. Acquistando prodotti semilavorati il prezzo di acquisto aumenta e alza la media complessiva;
- costi generali: sono i costi fissi legati alla struttura che fa funzionare l’attività. In 2 anni sono aumentati da 365.000 € a 403.000 € ma, in proporzione, sono aumentati meno rispetto al fatturato. L’incidenza di questa tipologia di costo è scesa di 2 punti (dal 15,4 al 13,4). Questi dati lasciano intendere che l’azienda è stata in grado di sfruttare meglio la capacità produttiva;
- costo del personale: anche in questo caso sono cresciuti in valore assoluto (ovvero in €), passando da 860.000 € nel 2019 a 956.000 € nel 2021. Se però li osserviamo sotto forma percentuale (%) c’è stata una diminuzione di 4,4 punti. Questo valore sembra confermare la considerazione fatta prima sui costi di produzione: affidando all’esterno una quantità maggiore di lavorazioni, i processi interni e l’incidenza % dei costi del personale diminuiscono;
- ammortamenti e svalutazioni: osservando la tabella in € si nota un progressivo aumento di questa voce. Nella tabella con i dati in percentuale rileviamo che tale incremento è in equilibrio con la crescita dei ricavi.
Non serve andare oltre in questa analisi per capire l’importanza di avere i dati in forma percentuale (%). Una lettura più ampia e consapevole del bilancio passa attraverso questa ulteriore conversione. Il confronto dei valori in questo formato è molto più rapido e intuitivo.
Considerazioni finali
La lettura e l’interpretazione dei dati di bilancio richiedono un po’ di applicazione e di esercizio. Molti imprenditori fanno pratica in modo scorretto e non riescono a fare progressi.
L’errore più comune è quello di maneggiare il bilancio di un solo anno con il dettaglio di tutti i costi, anche quello dei francobolli. Tante pagliuzze che fanno perdere di vista la trave. Se il conto economico di un solo anno è composto da 2-3 pagine piene di numeri, fare un’analisi ponderata su un arco di tempo di tre anni diventa impossibile.
In questa guida ti ho mostrato i passi da compiere per cominciare ad apprendere come vanno riclassificati i dati di bilancio prima di analizzarli. Se vuoi provare a esercitarti puoi scaricare qui il file di excel che automatizza molti passaggi.
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Giuseppe Brusadelli
Da piccolo appassionato di numeri e matematica, da grande specializzato in finanza e controllo di gestione.