INDICI DI REDDITIVITÀ: QUALI SONO E COME UTILIZZARLI
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Gli indici di redditività misurano la capacità di un’impresa di generare valore e produrre reddito. Fanno parte della categoria più ampia degli indici di bilancio.
La loro funzione è quella di fornire indicatori sintetici che favoriscono un confronto più agevole tra bilanci di annualità differenti o anche di imprese diverse.
Per poterli calcolare, è quasi sempre necessario mettere a rapporto dati provenienti da:
Esistono numerosi indici di redditività, detti anche indicatori economici. È opportuno sapere che lo stesso indice può assumere denominazioni diverse. In pratica si usano nomi diversi per definire la stessa grandezza.
Ciò è dovuto in particolare all’uso di acronimi e all’ampia diffusione di termini anglosassoni che ha contagiato tutte le discipline di gestione aziendale. Per fare un esempio: MOL, EBITDA e margine operativo lordo esprimono la stessa misura, in altre parole sono dei sinonimi.
Qui di seguito trovi elencati gli indici di redditività più diffusi:
Indice dei contenuti:
- 1 Come usare gli indici di redditività
- 1.1 ROE: return on equity, rendimento del capitale proprio
- 1.2 ROI: return on investment, rendimento del capitale investito
- 1.3 ROS: return on sales, redditività delle vendite
- 1.4 Consiglio
- 1.5 MOL: margine operativo lordo, EBITDA
- 1.6 Reddito operativo: EBIT
- 1.7 Indice di copertura degli oneri finanziari
- 1.8 Costo del venduto su fatturato
- 1.9 ROD: return on debt, costo del debito
- 1.10 Indice di economica produzione
- 2 Considerazioni finali
Come usare gli indici di redditività
Per quanto gli indici di redditività possano essere importanti, devono sempre essere inseriti in una riflessione più ampia di analisi delle attività aziendali.
Un singolo indice non è infatti in grado di rappresentare la situazione in modo completo. È dunque importante che l’analisi di redditività avvenga in relazione agli altri indici di bilancio, come quelli finanziari e patrimoniali.
Non è indispensabile valutare un gran numero di indici. Meglio sceglierne pochi, quelli più adatti per il tipo di osservazione che si va a effettuare, inserendoli in un contesto di analisi più esteso.
Altrettanto importante è osservare le variazioni degli indici nel tempo, attraverso il calcolo e l’analisi dello stesso indicatore eseguita su bilanci di annualità differenti (almeno 3) in modo da studiarne l’evoluzione e le variazioni da un periodo all’altro, per poi risalire ai fattori che li hanno determinati.
ROE: return on equity, rendimento del capitale proprio
Il ROE è l’acronimo di return on equity, ovvero redditività del capitale proprio aziendale. Si calcola mettendo a rapporto:
- risultato di esercizio (reddito netto);
- patrimonio netto.
In questo modo, si ottiene la seguente formula: (utile / patrimonio netto) x 100. Il risultato si esprime in forma percentuale (%)
Si tratta di un indice che si utilizza in particolare per l’analisi delle società quotate. La differenza di queste ultime rispetto alle PMI è di avere una valorizzazione di mercato. In questi casi come valore del patrimonio netto è utilizzato il valore di capitalizzazione di borsa.
Nel caso delle società non quotate si utilizza invece il valore di libro, ovvero il dato del patrimonio netto che si può ricavare dal bilancio. Quest’ultimo però non è una quantificazione fedele del reale controvalore dell’azienda che dovrebbe invece essere utilizzato nella misurazione del rendimento.
Nel caso il ROE ottenuto dai dati della tua azienda risulti 8 %, significa che il capitale investito direttamente dai soci guadagna 8 € ogni 100 € investiti. Per capire meglio, facciamo un esempio pratico, basandoci sui seguenti valori:
- risultato d’esercizio = 40.000;
- patrimonio netto = 500.000;
- (40.000 / 500.000) X 100 = 8 %.
Il ROE diventa importante in caso di acquisizione di un’impresa. Infatti può aiutare a capire in che misura investire in tale azienda sia profittevole. Per approfondire, leggi questo articolo interamente dedicato al ROE.
ROI: return on investment, rendimento del capitale investito
Il ROI è un indice di redditività molto importante, perchè analizza quanto gli investimenti effettuati siano in grado di generare reddito. Il suo acronimo contiene la definizione anglosassone di return on investments, ritorno degli investimenti.
Si calcola mettendo a rapporto questi due valori:
La sua formula è dunque la seguente: (reddito operativo / totale attivo) x 100. Il risultato si esprime in forma percentuale (%).
Per capire come valutarlo, facciamo un semplice esempio: ipotizziamo che il ROI calcolato risulti pari al 5 %, significa che per ogni 100 € che hai investito nella tua azienda, il rendimento corrisponde a 5 €.
Facciamo un esempio più pratico:
- reddito operativo = 80.000;
- totale attivo = 1.600.000;
- (80.000 / 1.600.000) X 100 = 5 % (5 € guadagnati per ogni 100 € investiti).
ROS: return on sales, redditività delle vendite
Il ROS è uno degli indici di redditività più importanti, che permette di calcolare quanto l’azienda guadagni direttamente dalle vendite. In qualche modo rappresenta una media dei margini sulle vendite. Il suo acronimo proviene dall’inglese return on sales, ritorno dalle vendite.
Il ROS si ottiene mettendo a rapporto i seguenti valori di bilancio:
- reddito operativo;
- ricavi da vendite e prestazioni.
Così facendo, la formula che si ottiene è questa: (reddito operativo / ricavi da vendite) x 100. Il risultato si esprime in forma percentuale (%).
Calcolando tale formula, il valore percentuale che si ottiene è equivalente al totale di euro che l’azienda realizza, ogni 100 € di vendite effettuate. Per capire meglio, proviamo a vedere assieme un semplice esempio pratico:
- reddito operativo = 120.000;
- ricavi da vendita e prestazioni = 1.800.000;
- (120.000 / 1.800.000) X 100 = 6,6 %.
Se la tua azienda ottenesse dunque tale risultato, significherebbe che, per ogni 100 € di prodotti o servizi venduti, avresti ottenuto mediamente 6,6 €.
Un ROS minimo deve essere superiore al peso degli oneri finanziari sul valore dei ricavi. In altre parole, il reddito operativo deve essere in grado di ripagare almeno gli interessi passivi.
Il ROS, dal momento che è strettamente collegato al ciclo produttivo e commerciale dell’azienda, dovrebbe essere monitorato almeno una volta ogni trimestre.
Consiglio
Per approfondire l’argomento leggi questo articolo interamente dedicato all’indice ROS oppure guarda il video.
Prima di passare ad altri indici di redditività, più analitici dei precedenti, facciamo alcune precisazioni su EBITDA e EBIT.
MOL: margine operativo lordo, EBITDA
Il MOL indica la capacità del capitale di generare ricchezza al lordo di tasse, interessi, svalutazioni e ammortamenti. Infatti EBITDA è l’acronimo inglese earning before interest, taxes, depreciation and amortization.
É anche chiamato margine operativo lordo e si ottiene prendendo il fatturato e togliendo tutti i costi operativi, eccetto gli ammortamenti. Per calcolarlo è necessario prima fare la riclassificazione del conto economico, ad esempio riclassificazione a valore aggiunto.
Per un maggiore approfondimento di questo indicatore ti invito a leggere questo articolo sul margine operativo lordo.
Reddito operativo: EBIT
Invece l’EBIT indica la capacità del capitale di produrre ricchezza al lordo delle tasse e interessi. L’acronimo proviene dell’inglese earnings before interest and taxes.
Per un maggiore approfondimento di questo indicatore ti invito a leggere questo articolo sul reddito operativo.
Indice di copertura degli oneri finanziari
È uno degli indici di redditività maggiormente considerati dal sistema bancario. Infatti misura la capacità di coprire i costi finanziari con il margine operativo lordo. Si calcola dunque con la seguente formula: MOL / oneri finanziari.
Costo del venduto su fatturato
Il costo del venduto su fatturato è un indice che cerca di analizzare il peso dei costi di produzione, impiegati direttamente nella creazione dei prodotti.
Si tratta di un indice che può aiutare l’impresa nell’analisi dei costi di produzione. Per calcolarlo è necessario prima riclassificare il conto economico a costo del venduto.
È un dato che si esprime in forma percentuale e la sua formula è dunque la seguente: costo del venduto/ valore delle produzione x 100. Per esempio, prendiamo in esame i seguenti dati di bilancio:
- costo del venduto = 600.000;
- valore della produzione = 1.000.000;
- (600.000 / 1.000.000) X 100 = 60 %.
Ciò significa che, ogni 100 € di vendite effettuate, l’azienda deve spendere almeno 60 € per la produzione diretta.
ROD: return on debt, costo del debito
Il ROD, diversamente dagli altri indici, non calcola in modo diretto la redditività. Misura però quanto la redditività aziendale sia influenzata dai costi di finanziamento.
In parole più semplici, il peso dei tassi d’interesse applicati mediamente sui debiti. L’acronimo proviene dall’inglese return on debt, ritorno dei debiti.
Il ROD si calcola mettendo a rapporto due dati di bilancio:
- oneri finanziari;
- finanziamenti di terzi.
In altre parole, la sua formula è la seguente: (oneri finanziari / mezzi di terzi) x 100. Il risultato si esprime in forma percentuale (%). Proviamo a fare un esempio pratico, per capire meglio il concetto:
- oneri finanziari = 30.000;
- finanziamenti di terzi = 1.800.000;
- (30.000 / 1.800.000) X 100 = 1,7 %.
In tal caso, significa che l’azienda paga un interesse medio dell’1,7 % sui propri mutui e prestiti.
Indice di economica produzione
L’indice di economica produzione esprime la capacità, da parte dell’azienda, di produrre reddito. Per poterlo calcolare, è necessario mettere a rapporto i seguenti valori:
- ricavi da vendita e prestazioni;
- break-even point.
In altre parole, la formula per ottenere l’indice di economica produzione è la seguente: ricavi da vendite / break-even point.
Per poter essere considerato sufficiente, il risultato di tale indice deve essere quanto meno maggiore di 1, in quanto ciò significa che l’azienda è in grado di produrre reddito. In caso invece risulti minore di 1, l’azienda non è in grado di ripagare i costi aziendali e quindi matura una perdita di esercizio.
Considerazioni finali
Gli indici sono molti ed esistono casi in cui calcolarli è essenziale, come quando si richiede un finanziamento bancario, poiché influiscono sul rating.
Vale la pena però ricordare che il rating, così come le analisi eseguite dalle banche dati che misurano l’affidabilità creditizia, si basano sui bilanci civilistici depositati. Quindi parliamo di informazioni incomplete e talvolta superate dalle dinamiche più recenti.
Comunque, l’uso degli indici di redditività permette all’imprenditore di poter valutare l’evoluzione della propria azienda nel tempo, quindi di effettuare dei confronti interni. Conoscere i propri indici di redditività permette infatti di confrontare l’azienda con qualche concorrente nel settore.
Questo tipo di analisi, che prende il nome di benchmarking è un processo annuale che le grandi imprese svolgono regolarmente a supporto delle scelte di tipo strategico. Si tratta peraltro di un processo poco dispendioso e quindi alla portata anche delle PMI.
Rispetto a dinamiche di mercato in continuo cambiamento, quando si parla di redditività è importante poter basare le analisi su dati freschi in modo da orientare le decisioni aziendali.
In quest’ottica è opportuno che ogni azienda progetti il proprio sistema di controllo di gestione e gli indicatori più adatti per la propria analisi di bilancio.
Una volta scelto il metodo, cioè quali indici di redditività utilizzare in base ai propri bisogni informativi, è opportuno monitorare questi parametri nel tempo, così da poter mantenere dei riferimenti precisi. Se ci sono degli scostamenti significativi, è poi bene interrogarsi sui motivi che li hanno determinati.
Tutto interessante, ma … in pratica come si fa?
Per fare bene un lavoro ci vuole il giusto metodo ma anche gli strumenti adeguati. Con i numeri aziendali è molto facile ingarbugliarsi con fogli excel complicati e calcoli inconcludenti.
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Giuseppe Brusadelli
Da piccolo appassionato di numeri e matematica, da grande specializzato in controllo di gestione.