COSTI FISSI: DEFINIZIONE, TIPOLOGIE ED ESEMPI

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Sono definiti costi fissi quei fattori produttivi il cui valore complessivo rimane costante al variare delle quantità prodotte o vendute (volume di attività).

Esempi tipici sono l’affitto di uno spazio commerciale, la parcella del commercialista, il canone del software, eccetera.

Definizione, tipologie ed esempi di costi fissi

A cosa serve la classificazione tra costi fissi e variabili

Per affrontare in modo completo l’argomento dei costi fissi e variabili è fondamentale comprendere l’utilità di classificare i costi aziendali secondo questa logica.

Nel suo insieme, si tratta di una tematica troppo ampia per essere trattata in un unico articolo, pertanto, se sei interessato ad approfondire, ti invito a leggere i post dedicati al margine di contribuzione, al calcolo del break even point, e agli effetti dalla leva operativa.

Differenza tra costi variabili e costi fissi

Grafico che rappresenta costi fissi e costi variabili

I costi variabili sono quei fattori produttivi che tendono ad assumere un valore complessivo proporzionale ai volumi.

I costi fissi invece, sono quelli il cui ammontare è determinabile già all’inizio dell’anno (affitto, assicurazioni, parcella del commercialista, eccetera), a prescindere dai volumi generati nel corso dell’anno.

Le due tipologie di costi hanno dunque dinamiche differenti, come appare ben visibile nella rappresentazione sugli assi cartesiani che mostra il diverso valore di partenza (con volume di attività pari a zero), e il progressivo andamento divergente.

Costi fissi impegnati

Sono relativi a fattori produttivi necessari a garantire una produzione seppur minima. Alcuni esempi sono: l’ammortamento e i leasing sui macchinari, il costo dello spazio produttivo, il commercialista, eccetera.

La caratteristica principale dei costi fissi impegnati è la difficoltà (spesso impossibilità) di una loro riduzione in un arco di tempo breve, come i dodici mesi di durata di un esercizio.

Costi fissi discrezionali

Sono quei costi che, in occasione del budget, possono essere definiti con una certa elasticità in base a decisioni che hanno appunto un carattere discrezionale. Sono relativi a iniziative di spesa stabilite sulla base di bisogni aziendali, priorità, ma anche in relazione alla sostenibilità economica e finanziaria del periodo.

L’esempio tipico di costi fissi discrezionali sono i costi di marketing e comunicazione, i costi di formazione e team building e in parte anche i progetti di ricerca & sviluppo. Il loro importo può variare da un anno all’altro, ma sono comunque da classificare tra i costi fissi perché la variabilità non dipende dalle quantità prodotte o vendute.

Andamento a gradini dei costi fissi aziendali

“Nel lungo termine tutti i costi tendono ad essere variabili”. Non ricordo con esattezza dove ho letto questa affermazione ma è ben chiaro il concetto che esprime, ovvero che i costi fissi vanno considerati tali entro un certo limite di capacità produttiva.

La capacità produttiva di un’azienda è in qualche modo rapportata alla sua struttura di costi fissi. In presenza di opportunità di crescita questi costi fissi possono aumentare come ad esempio quando si prende in affitto un nuovo spazio commerciale, che fatalmente genera l’aumento di una serie di altri costi fissi come riscaldamento, pulizia, assicurazioni, eccetera.

Grafico che rappresenta i costi fissi con andamento a gradini

La stessa logica può essere applicata al costo del personale che rimane costante fino a quando si raggiunge il limite di capacità produttiva, ma poi aumenta quando si rende necessario assumere nuovo personale per supportare la maggiore produzione.

In questi casi l’andamento dei costi assume una forma a gradini, come quella rappresentata nell’immagine seguente.

Considerazioni finali

L’importanza di analizzare il comportamento di talune tipologie di costo al variare dei volumi è collegata alla necessità di raccogliere informazioni utili alle attività di pianificazione e controllo.

In questa prospettiva, la suddivisione tra costi fissi e costi variabilipermette di effettuare rapidamente delle analisi come quella relativa al break even point. Se vuoi esercitarti puoi scaricare il foglio excel per il calcolo del punto di pareggio, partendo proprio dalla suddivisione tra costi fissi e variabili.

Nella mia attività di consulente, utilizzo questa classificazione soprattutto nelle realtà aziendali che hanno un controllo di gestione poco strutturato e non usano strumenti come budget e business plan.

L’analisi a costi fissi e variabili ha dunque il pregio di essere comprensibile anche agli imprenditori inesperti e permette velocemente di calcolare il margine di contribuzione e la leva operativa, che sono indicatori di fondamentale importanza, soprattutto per le attività ad alta intensità di lavoro come le imprese manifatturiere o del settore horeca.

Bibliografia

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Giuseppe Brusadelli

Da piccolo appassionato di numeri e matematica, da grande specializzato in finanza e controllo di gestione.

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