RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO A VALORE AGGIUNTO
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Il conto economico a valore aggiunto è lo schema di riclassificazione più diffuso per due motivi:
- è valido per ogni tipo di impresa (produzione, servizi, commercio, eccetera);
- è adottabile anche da operatori esterni che utilizzano il bilancio civilistico (es: le banche).
Indice dei contenuti:
A cosa serve la riclassificazione a valore aggiunto
Il conto economico contiene informazioni relative alla capacità dell’azienda di produrre reddito. La composizione dei tradizionali prospetti di bilancio si fonda su regole contabili che hanno una vocazione fiscale.
Obiettivo della riclassificazione è di ottenere una struttura del conto economico che raggruppi i conti secondo una logica gestionale.
Il conto economico a valore aggiunto permette di calcolare il margine operativo lordo (MOL o EBITDA) e il reddito operativo (EBIT). L’analisi e l’interpretazione di tali indicatori rivelano aspetti della gestione che altrimenti rimarrebbero nascosti.
Guarda il video che racconta la storia di Fabio, titolare della Cantina Rosé che, grazie alla riclassificazione, mette a confronto i suoi risultati con quelli di un concorrente:
Il raccordo dallo schema civilistico al conto economico a valore aggiunto
La seguente immagine mostra la riclassificazione ottenuta utilizzando la base dati del conto economico civilistico (2425 c.c.).
La struttura di riclassificazione adottata in questa tabella richiama i modelli di calcolo adottati dal fondo di garanzia.
È utile precisare che alcuni testi propongo alcune varianti a questo schema, in realzione alle voci: A)5 Altri ricavi e proventi, B)14 Oneri diversi, D)18 e D)19 rettifiche di valore. Si tratta di un tentativo complicato, e non sempre percorribile, di far emergere i valori delle aree accessoria e straordinaria.
Esempio in Excel
Dal formato standard del conto economico civilistico, è possibile ottenere la riclassificazione in modo automatizzato, tramite l’inserimento in un foglio di calcolo dei dati del bilancio da riclassificare.
Se vuoi fare esercizio, puoi scaricare gratuitamente questo modello excel. Inserendo i valori di bilancio nel primo foglio (denominato input) si potrà visualizzare nel foglio successivo il conto economico a valore aggiunto sia in valori assoluti (euro) che in valori relativi (%).
Alcune domande sulla riclassificazione del conto economico
Come si riclassifica un bilancio contabile?
A differenza del conto economico civilistico (c.c.2425) che prevede un formato standard, i prospetti del bilancio contabile sono composti dalle voci del piano dei conti aziendale, e dunque cambiano da un’impresa all’altra. Per tale motivo, la riclassificazione di tali prospetti richiede un procedimento personalizzato.
La riclassificazione di un bilancio contabile è un’operazione complessa che richiede una certa esperienza. La buona notizia è che si tratta di un’operazione che si esegue una tantum, ovvero rimane valida per molti anni, fintanto che non cambia il piano dei conti insieme al software di contabilità.
Quali sono gli altri metodi di riclassificazione del conto economico?
Esistono tre tipologie di riclassificazione del conto economico da cui è possibile estrapolare differenti risultati intermedi ovvero indicatori di marginalità:
Schema di riclassificazione | Risultato intermedio | Tipo di bilancio |
---|---|---|
A valore aggiunto | Margine operativo lordo | Bilancio contabile o bilancio civilistico |
A costo del venduto | Margine industriale | Bilancio contabile |
A costi variabili e margine di contribuzione | Margine di contribuzione | Bilancio contabile |
Un aspetto fondamentale della riclassificazione è il tipo di bilancio utilizzato. Infatti, l’operatore esterno all’impresa (es: la banca) può disporre solamente dei dati contenuti nel bilancio civilistico, ovvero il formato sintetico che viene depositato presso la CCIAA.
Invece, l’operatore interno all’impresa (es: l’imprenditore), può adottare qualsiasi schema poiché ha accesso a tutti i dati contabili, e dunque è in grado di:
- separare i costi di produzione da quelli generali per calcolare il margine industriale;
- distinguere tra costi fissi e variabili per calcolare il margine di contribuzione.
Cosa misura il margine operativo lordo?
Il margine operativo lordo, conosciuto anche con l’acronimo inglese EBITDA ha lo scopo di evidenziare il margine che rimane in azienda dopo avere sostenuto i costi esterni e i costi del personale, ovvero i costi operativi che comportano uscite di liquidità.
Osservandolo da un’altra prospettiva, si può dire che misura quante risorse rimangono per:
- effettuare gli investimenti (ammortamenti);
- pagare gli interessi sul debito (banche);
- pagare le imposte (tasse);
- remunerare i soci (utile).
Gli ammortamenti e le svalutazioni sono costi non monetari, poiché partecipano alla formazione del risultato d’esercizio ma non generano uscite di cassa. Per questa ragione, l’ebitda è talvolta utilizzato per avere un’idea approssimata sulla capacità di un’impresa di generare flussi di cassa.
Quando si desidera confrontare i risultati di due aziende dello stesso settore, il margine operativo lordo è un valore più affidabile rispetto all’utile d’esercizio, come dimostra l’esempio di due aziende vinicole in questo breve video animato.
Dove si collocano le voci della gestione atipica?
Le voci contabili che rilevano fatti aziendali riconducibili alla gestione atipica, detta anche “gestione non caratteristica” o “gestione accessoria”, vanno collocate al di fuori della gestione operativa, ovvero sotto il reddito operativo.
Quando è possibile distinguere i valori della gestione accessoria, lo schema di conto economico a valore aggiunto diventa il seguente:
Dove si collocano le voci della gestione straordinaria?
Fino al 2015 il conto economico civilistico conteneva una apposita sezione riservata ai proventi e agli oneri straordinari.
Da quando è stata abolita (D.Lgs 139/15) bisogna ricorrere alla consultazione della nota integrativa per rilevare tali voci contabili. Per questo motivo, la sezione della gestione straordinaria è stata cancellata anche nella riclassificazione dei bilanci civilistici.
Diversa è la situazione degli operatori interni all’impresa che, avendo a disposizione tutti i dati contabili, sono in grado di separare le voci della gestione corrente da quelle straordinarie, collocandole sotto il reddito operativo e prima delle gestioni finanziarie e fiscali.
Bibliografia
- Sistemi di rilevazione e misurazione delle performance aziendali. Valter Cantino, Paola De Bernardi, Alain Devalle;
- Analisi economico-finanziaria dell’azienda. Marco Allegrini, Velia Gabriella Cenciarelli, Silvia Ferramosca, Giulio Greco, Filippo Giorgetti;
- L’analisi di bilancio per il controllo della gestione. Michele A. Rea;
- Le riclassificazioni di bilancio. Fiorenzo Lizza;
- Analisi di bilancio e driver di valore. Paolo Ghiringhelli.
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Giuseppe Brusadelli
Da piccolo appassionato di numeri e matematica, da grande specializzato in controllo di gestione.